sabato 9 maggio 2020

Sul mio personalissimo cartellino

Sul mio personalissimo cartellino. Era la formula con cui, nei primi anni ottanta, Rino Tommasi commentava gli incontri di pugilato su Canale 5: Hagler, Leonard, Duran... Il meglio veniva dalla categoria dei pesi medi, essendo ormai tramontata, nei massimi, la stella di Muhammad Ali e non ancora spuntata quella di Tyson.
Nel mio personalissimo cartellino, dunque. Dove venivano segnati i pugni che i pugili mettevano a segno e quelli incassati. Non so perché, ma ho sempre continuato a utilizzare l'espressione di Rino Tommasi. La piazzo, in forma metaforica, a volte anche un po' a capocchia, nelle circostanze più disparate, così denunciando il mio immaginario fané, come chi ancora dice perdiana. Oggi ho però provato a servirmene in senso letterale, per verificare a che punto stessi nel mio match con la vita.
Dal mio personalissimo cartellino risulta che ho sferrato solamente un pugno ben assestato alla vita. È stato quando mi sono messo in mezzo ai binari, le braccia e le gambe divaricate, immaginatevi una X umana alta 183 centimetri, e ho fermato un treno. Lui, il treno, macchina pulsante che sembra cosa viva, come canta Guccini in una vecchia canzone, il treno mi puntava, veniva avanti, suonava, che cazzo fai spostati, dai, cretino, levati da lì... Ma alla fine, a pochi metri dal mio corpo e dopo una lunga frenata, si è arrestato con un gemito, ricordava il rumore di una bicicletta di fronte al passaggio di una scolaresca sulle strisce.
Non che io di norma abbia l'hobby di fermare treni. L'avevo fatto per salvare la vita di un ubriaco, si era addormentato, alla guida, proprio al centro delle sbarre di un casello ferroviario, in seguito abbassate. Mica male come scelta del luogo dove schiacciare un pisolino, un casello dopo la curva dei binari a seguito di un rettifilo.
Appena realizzata la catastrofe imminente, ero così sceso dall'auto – a fianco passa la statale 36 dello Stelvio, stavo andando in Svizzera col pretesto di acquistare l’Ovomaltina, che poi la vendono anche in Italia ma era appunto solo un pretesto – e messo in atto il mio show. Mi mancava solo la mantellina da Superman e lo sguardo orgoglioso in camera. Clic.
Dopo quel pugno, devo però riconoscere che (sul mio personalissimo cartellino) sono stati solo colpi a vantaggio della vita. Tanti colpi, troppi colpi. Al punto che mi viene il sospetto che sia arrivato il momento di gettare la spugna...

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