giovedì 30 giugno 2016

Liberismo



Solo un'informazione, interviene l’uomo con gli occhiali spessi. Ma a voi che vi importa dell'incremento ponderale della fiscalità, perché vi scaldate tanto? La nuova tassa vale solo per chi possiede capitali superiori ai duemila dollari. Voi li avete, duemila dollari?
Risponde prontamente uno dei due minatori:
No, ma se vinciamo la lotteria?

Un vecchio compagno di scuola



Mi telefona un vecchio compagno di scuola. Vuole parlarmi, forse anche rimediare qualche spicciolo.
Cosa è successo?
Te lo dico dopo, te lo dico dopo…
Mentre lo sto aspettando l'occhio mi cade sulla locandina di un settimanale valtellinese, è esposta fuori dall’edicola di Piazzale Bertacchi.
Uomo di cinquant’anni ubriaco in questura.
E nel trafiletto: “Lo fermano ubriaco a piedi. La mattina seguente si presenta in automobile alla sezione locale della Polizia, per pagare l'ammenda. Ma è sempre ubriaco: patente ritirata.”
Arriva trafelato il mio vecchio compagno di scuola. Lo guardo negli occhi. Anche lui mi guarda. Ci guardiamo.
Hai bisogno di un passaggio, vero?
Sì, dice lui abbassando la testa, mi hanno ritirato la patente.

Una passante

Cammina svelta sotto i platani artigliati e monchi. Ed è bella, di quella bellezza vagamente compressa, come una camera d’aria gonfiata troppo che inizi col tempo perdere atmosfere.
Un amico l’accosta, è mattino, inverno, freddo.
La passante continua a camminare, chiusa dentro al suo copertone di gomma spessa e pensieri.
L’amico le dice allora delle cose, la tempesta di frasi gentili, annotazioni argute, inviti latenti.
Dopo aver percorso uno accanto all'altra tutto il viale alberato, arrivati a una piazzetta la passante si gira nella direzione del mio amico:
Guarda, sei carino, ma proprio non riesco ad ascoltare quello che stai dicendo. Sono un po’ stanca. Questa notte ho fatto l’amore tutta la notte, con il mio ragazzo.

The Future

Things are going to slide, slide in all direction...

Leonard Cohen


Alle 4.12, sotto la pensilina di un distributore della Total, vicino a Monza, attendo un amico senegalese. Si è appena appartato, dietro lo stesso distributore, con una prostituta nigeriana. Dice di chiamarsi Giuly, è un po’ culona ma molto simpatica e sboccata.
 
Mi è sempre piaciuto l’odore di benzina. Da bambini, con mia cugina Alessandra, sognavamo di essere già grandi per poterne bere un goccetto. Pensavamo che da grandi tutto sarebbe stato possibile...

Il presente è questa tiepida notte di giugno, l'anno degli europei, 2016. Il presente è un'Opel Corsa di un colore che non ho mai capito, che colore è. Tengo il quadrante acceso ma il motore è spento, mi serve per ascoltare Leonard Cohen sull’autoradio: “The Future”, la mia canzone preferita.

Give me back the Berlin wall
give me Stalin and St Paul
I've seen the future, brother:
it is murder...

 
Cosa ti aspetti dal futuro? dettavano pigre le maestre delle elementari, sorseggiando caffè nero da grossi thermos dorati. E tutti a scrivere di getto più o meno le stesse cose, precipitandoci poi alla scrivania per consegnare il tema, come se stessimo votando per l’elezione di un tempo che finalmente ci corrispondesse. 

Sì, tutto sarebbe stato finalmente possibile, da grandi, nel futuro!

Futuro che, a noi cuccioli delle elementari, doveva apparire lontano e gigantesco, come un quadro del realismo socialista che si accoppia con un grattacielo a forma di Cornetto Algida, per partorire un'astronave di Pongo

Ma in un certo senso avevamo ragione noi. Perché il futuro, penso vedendo finalmente comparire il mio amico dietro la pompa del gasolio, con una mano si rassetta il caffetano azzurro mentre, dietro di lui, un'altra ombra nera mi sorride e fa l'occhietto, il futuro è molto più vario e imprevedibile e burlone, delle attese sul futuro.

No Giuly, questa sera sono stanco. Un'altra volta, magari... Nel futuro.