martedì 26 maggio 2020

Elephants & Mice


A volte ho l’impressione che gli elefanti si trasformino in topolini, e viceversa. È il recente caso di Slavoj Žižek – un autentico gigante del pensiero contemporaneo – il quale ha appena pubblicato Virus. catastrofe e solidarietà, Ponte alle Grazie, al momento disponibile solo nella versione ebook. A un certo punto leggiamo: “un'epidemia è stata studiata e strumentalizzata per abituarci a perdere tutti i nostri diritti civili”.
Ora, ci si dovrebbe intendere su quali siano i diritti civili. Bere Pepsi Cola, fare sci d’acqua, curarsi con i fiori di Bach, acquistare la PlayStation 4, darsi alle bocce o al tiro al piattello, diventare vegani, salviniani, juventini, sono questi diritti civili? Sì, lo sono, anche se alcune di tali attività possono non piacerci. Anche accoppiarsi con un pony come faceva Marina Lotar, celebre pornostar dei primi anni ottanta nonché moglie del giornalista Paolo Frajese, anche questo è un diritto civile, salvo l’attiva condiscendenza del pony. Ma assumere comportamenti disinvolti che possono favorire il contagio di un virus potenzialmente letale, a nostra volta trasferibile ad altri, è ancora da considerarsi un diritto civile?
Ciò che nella circostanza sfugge a Žižek sono i fondamentali del pensiero liberale, possiamo riassumerli con la celebre frase di Martin Luther King: “My freedom ends where your freedom starts” (la mia libertà finisce dove inizia la vostra). La libertà che fa da sfondo ai diritti civili è dunque quella di celebrare il proprio godimento, quale premessa implicita a successivi e più formalizzati diritti: lavoro, voto, libertà di pensiero, espressione, movimento etc. Una categoria della riflessione psicanalitica lacaniana ben conosciuta dal filosofo sloveno. Il diritto al godimento può perfino mettere a repentaglio la vita di chi lo esercita, come fanno gli alpinisti, ma mai quella degli altri, e la Legge (equivalente pubblico del Super Io freudiano) coinciderà allora con il limite posto al godimento, almeno quando sia in contrasto con quell'intrico di desideri chiamato comunità.
Ne ricaviamo che le presunte strumentalizzazioni per abituarci a perdere tutti i nostri diritti civili, non siano altro che argini provvisori alle forme di godimento individuale – gli Happy Hour, ad esempio, o assistere a una partita di calcio – nei casi in cui si sovrappongano, negandole, alle libertà degli altri. Ed è quanto è mancato alle democrazie liberali, dove si è perlopiù temporeggiato in un fatalismo balbettante, che oltre al ritardo nella sospensione di quei godimenti privati divenuti nel tempo diritti inalienabili, ha favorito il bilancio delle vittime. Con ciò negando il primo e fondamentale diritto: vivere.
Riflessioni di alta cultura? No, bastava chiedere agli abitanti di un villaggio africano come si comportano ai primi segni di un'epidemia, le risposte – distanziamento fisico, limitazione degli spostamenti, interruzione degli scambi e dei rituali sociali – sono sempre le stesse da migliaia di anni. Ma in fondo anche in Europa, almeno da quando si mormora che i topi portassero la peste nera a bordo dei vascelli provenienti dall'Oriente, era il 1347 e non abbiamo ancora imparato la lezione. Topolini a cui la stazza intellettuale di Žižek viene ora ridimensionata, almeno quando scrive sciocchezze del genere.

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