sabato 9 maggio 2020

Sul mio personalissimo cartellino parte seconda


Oggi ho visto in giro un cinese. Una ragazza cinese per la precisione, indossava la mascherina, di quelle del genere chirurgico di un bell'azzurro bomboniera, ma si capiva ugualmente che era cinese. Da tre mesi non mi capitava di incrociarne uno. Se dovessi ipotizzare una statistica del tutto discrezionale, è il mio personalissimo cartellino come ripeteva Rino Tommasi nelle telecronache pugilistiche degli anni ottanta, direi che c'è in giro un cinese ogni 10.000 extracomunitari di colore.
Dei secondi, due su tre indossano la mascherina. Una percentuale non troppo dissimile dai caucasici, che poi saremmo noi. Fino a un paio di settimane fa, noi, i caucasici, a differenza degli extracomunitari di colore mandavamo in giro dei rappresentati, come in quei film dove i soldati nordisti inviano in avanscoperta la vedetta indiana, sente l’arrivo dei nemici posando l’orecchio sulla prateria. Le nostre vedette indiane erano i matti e i tossici e gente col cane come me, c'eravamo in giro solamente noi ed extracomunitari di colore. Il virus cinese era il nemico.
Nel film che abbiamo in testa pare però che la guerra sia ormai terminata. Siamo tornati a riversarci nelle strade, a ingolfare i parchi pubblici, liberi tutti. Tutti tranne i cinesi. Dunque un cinese ogni 10.000 extracomunitari di colore ma anche ogni 10.000 caucasici, non abbiamo più bisogno di vedette. La mascherina un optional indossato con disinvoltura, come la giacca di velluto a coste del veterinario che si beve un amaro dopo aver salvato la puledra. 
Il rapporto cambia se parliamo di ciclisti. Gli extracomunitari, su biciclette riassemblate in stile Lego, continuano a indossare la mascherina nella misura dei pedoni, mentre per i caucasici va introdotta una variabile ulteriore. Ciclisti in abiti civili e ciclisti in abbigliamento tecnico, le braghette rinforzate in zona prostata e il cappellino Salvarani. Nel primo caso mascherine nella media, magari col naso fuori, ecco, quando nel secondo la percentuale crolla. Arriverei a dire che nessun ciclista vestito da ciclista indossa la mascherina, per loro la guerra non è mai stata dichiarata.
Ne ricavo che la probabilità di imbattermi in un ciclista cinese con cappellino Salvarani e imbottitura anti prostatite e senza mascherina, è pari a quella che la terra, nelle prossime ore, venga invasa dagli abitanti di Alfa Centauri. Eventualità che per altro non escludo.

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