lunedì 25 maggio 2020

Madame Bovary c'est moi

C'è qualcosa di rassicurante nel suddividere il mondo in categorie, di rassicurante e stupido. Un tale di cui ho scordato il nome affermava che l'umanità si divide in due sole categorie: chi divide l'umanità in categorie e chi non lo fa. O forse è la stupidità a essere rassicurante, e nel caso quel tale si dava dello stupido da solo – ma uno stupido che sa di essere stupido, può essere considerato ancora stupido...?
Nel dubbio mi concedo un po' di stupidità anch'io, confessando che ci sono tre categorie di persone e, in particolare, di donne, con cui ho difficoltà a stabilire relazioni: attrici, psicologhe e poetesse. Non è un giudizio, semplicemente manca il feeling. Da una rapida scorsa, ho però notato che sono queste le attività più frequenti tra i miei contatti femminili su Facebook, anche quando non se ne occupano professionalmente.
Un esempio? Donne che postano selfie in pose molto impostate e seduttive (cos'è questo, se non recitare?) oppure scrivono di psicologia maschile nei rapporti amorosi, ovviamente per dedurne la propria superiorità di genere. Infine la poesia, siamo un popolo di poeti e naviganti, e meno si naviga e più si poeta, secondo il celebre detto di Benedetto Croce per cui dopo i diciotto anni continuano a scrivere poesie solo i poeti e i cretini. Un'altra suddivisione categoriale, per inciso, che mi fa sentire in buona compagnia, già che anch'io categorizzo e scrivo di tanto in tanto poesie. Cretino due volte, dunque.
Ma a questo punto facciamo tre, visto che il primato di poetesse, attrici e psicologhe tra i miei contatti mi fa pensare: a) che sono masochista; b) che la specie a cui appartengo proprio non ce la fa a non recitare, poetare e psicanalizzare il prossimo; c) che sono io a non riuscire a farmi i cazzi miei
cosa vai a frugare nei profili altrui... , ed è per l'appunto ciò che fanno poeti, attori e psicologi, oltre naturalmente i cretini. Detto diversamente, madame Bovary c'est moi.

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