venerdì 8 maggio 2020

Pecore o gabbiani?


Provo a dirlo nella forma più sintetica: quando un popolo, almeno nella sua tangibile maggioranza, volesse sfidare le sorti di una malattia mortale, una politica democratica non dovrebbe consentire questo rischio?
Anche perché chi, come il sottoscritto, non condividesse lo stesso slancio fatalista, potrebbe sempre chiudersi in casa, o nel caso di un lavoratore dipendente la soluzione sta in una sorta di aspettativa da rischio sanitario: finché c'è l'epidemia scegli se lavorare oppure riscuotere uno stipendio decurtato, ma avendo garantita l'occupazione.
Se dunque l'ipotesi corrispondesse alla volontà degli italiani – e ci sono molti indicatori che lo fanno sospettare nel presente – al diavolo i virologi, aperto tutto, anche i night club, le discoteche, il calcio e i mega concerti, e non dimentichiamoci dei centri massaggi cinesi e delle prostitute su viale Zara. Tutto!
Naturalmente sono concepibili, e forse auspicabili, anche soluzioni intermedie, ma lasciando fermo il principio che il sentimento popolare possa guidare le scelte politiche in merito alla salute dei cittadini. C'è solo un problema. Come la mettiamo con i cinquemila euro al giorno che costa all'erario un malato in terapia intensiva? Li paga lo Stato, la Regione, li paga chi si ammala o magari la Comunità Europea...
Lo dico senza polemica, se il rischio smette di essere una fatalità, come ora, e diviene una scelta soggettiva, andrebbero previste anche delle forme di integrazione economica in base alla probabilità di essere contagiati, se non addirittura una riformulazione privatistica della Sanità come avviene negli Stati Uniti. Oppure, appunto, una tassa.
Con l'ovvia eccezione di personale sanitario e forze dell'ordine, o impiegati in attività come si dice strategiche, in pratica paghi di più se rischi di più, ad esempio con un'imposta indiretta sul modello dell'IVA. In questo caso si chiamerebbe magari ISR (imposta sul rischio) già inclusa nel biglietto per il concerto di Jovanotti, oppure nel cappuccino servito al bar, applicata a cinema, teatri e perfino funzioni religiose. Vuoi andare in chiesa? Nessun problema, il 10% delle offerte viene devoluto alle terapie intensive.
Diversamente, continuiamo a considerare le autorità istituzionali come il buon pastore. Le porte della stalla verranno spalancate, moderatamente aperte, socchiuse o sbarrate in base al progredire della tempesta, che il singolo non è in grado di stimare. Non so quale sia l'atteggiamento giusto – pecore o gabbiani – ma avere chiaro che la salute è anche un fatto culturale e, dunque, politico, mi sembra un primo doveroso passo.

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