sabato 7 marzo 2020

Whimsical


Avete mai avuto un dirimpettaio whimsical? “Whimsical?!” chiede perplesso Nanni Moretti in una celebre scena di Caro Diario. E Jennifer Beals che aveva pronunciato il termine e dopo averci pensato un po’, traduce con persona non tanto intelligente. O più di preciso e con il suo bell'accento americano: "Quassi sceemo… quassi sceemo.”
Ecco, il mio vicino di casa non è proprio scemo ma quasi, oltre che spesso ubriaco.
Avendo evidenti difficoltà di socializzazione, ha così preso l’abitudine di origliare. Quando sente arrivare qualcuno con l’ascensore – e cioè me o mia madre, visto che sul pianerottolo si affacciano due soli appartamenti –, nel momento in cui le ante di metallo si schiudono e la cicalina emette un rassicurante tlin tlon, lui esce di casa in ciabatte.
Immaginatevi un whimsical di settant’anni in ciabatte azzurre e col riporto, ma se non visualizzate è tutto di guadagnato.
Se il whimsical è ubriaco è in genere per litigare, ogni pretesto è buono. Ma se è quasi ubriaco, almost drunk direbbe Jennifer Beals, è perché desidera semplicemente ingannare il tempo, ad esempio parlando male degli altri condomini.
Fino a poche settimane fa non gli davamo troppo peso, in quanto whimsical lo trattavamo appunto da whimsical; che tradotto nel gergo di queste parti significa dargli del lungo.
I giorni però si sono fatti strani. Adesso c’è il virus. E il whimsical ha una percezione tutta sua degli spazi personali: avanza, invade l’invisibile sfera che ci circonda, penetra le distanze con le vampate del suo fiato alcolico, che si uniscono all’olezzo di una acqua di colonia di quart’ordine. Tutto ciò si traduce in ansia allo stato puro, ansia da contagio.
Non è nemmeno possibile sfuggirgli perché lui si piazza proprio di fronte all’ingresso dell’ascensore, come una guardia reale inglese inchiodata davanti alla garitta.
Se è vero che questi sono tempi simili alla guerra, un po’ di strategia militare ci sarà allora d’aiuto. Scartando la massima per cui la miglior difesa è l’attacco, io e mamma abbiamo optato per la fuga. Ma una fuga strategica, meglio tattica.
Si comincia dunque con delle finte. Apriamo e richiudiamo il portone di ingresso più volte durante il giorno, così da confonderlo. Mentre quando risaliamo pigiamo il pulsante del quinto per poi ridiscendere a piedi, anzi in punta di piedi, fino al quarto dove abitiamo, per infilarci poi in casa con uno scatto felino.
Negli ultimi rientri c’è sempre andata bene, per il futuro non si sa... Sono proprio giorni strani. Ma questo l’ho già detto, forse sto diventando un po’ whimsical anch’io.

Nessun commento:

Posta un commento