domenica 8 marzo 2020

Librerie, o sull'essere italiani


Da quando la situazione è quella che è, sono sempre più frequenti le esortazioni (in genere da parte di scrittori) a fare acquisti in libreria. A partire da Carlo Lucarelli ospite in televisione da Lilli Gruber, fino ai numerosi post su Facebook che ribadiscono il concetto – che non è quello di leggere, attenzione, ma di andare fisicamente in un luogo altrettanto fisico che si chiama libreria.
Ora io non ho nulla contro le librerie, i librai e tantomeno le libraie, ma allora perché non fare appelli anche per andare dall'elettrauto, oppure dal parrucchiere, dal calzolaio, dallo spazzacamino o dal chirurgo plastico?
Una domanda a cui ho finito col darmi una risposta. Perché su Amazon non si possono acquistare elettrauti, calzolai, parrucchieri (al limite parrucche), spazzacamini e chirurghi plastici, mentre libri sì.
Per una volta vorrei allora fare un contrappello. Amazon farà pure schifo, sfrutta i dipendenti, non senti l'odore della carta e tutte quelle cose lì, che un po' crediamo e un po' ripetiamo perché le dicono gli altri. Ma per un paio di mesetti, dai, vogliamo prendere i libri su Amazon o su IBS o magari leggere in ebook, come fanno in Cina dove il contagio è stato soffocato. Con queste sole e semplici misure, non con altro!
Poi torneremo dal nostro vecchio libraio e, dopo aver acquistato un paio di costosissimi libri illustrati e uno della Pleaide che resterà intonso sullo scaffale, gli sussurreremo all'orecchio: su con la vita vecchio mio, pure per gli spazzacamini sono stati tempi grami.
Ma pare che ciò non avverrà, dovendo mostrare al mondo che noi siamo italiani. E cioè estrosi, creativi, fantasiosi. Al punto di fare sempre il contrario di quel che il buon senso suggerisce.

Nessun commento:

Posta un commento