martedì 10 marzo 2020

Autostrade, o sull'eclisse dei no vax


Un po' mi dispiace che le circostanze abbiano azzerato i post dei no vax. Al limite, qualcuno ancora insinua un complotto sul modello delle barzellette, dove ci stanno un italiano, un francese e un cinese in un laboratorio microbiologico di Wuhan, e il francese prende una fialetta e la getta in terra per fare dispetto agli altri due. Ma non potendo più andare al bar, è rassicurante la presenza differita di quella figura eterna che è lo scemo del bar. Perlopiù ci siamo invece trasformati in virologi, come quando ci sono i mondiali e si diventa tutti commissari tecnici. Eppure, ripensandoci, la tesi dei no vax aveva una sua coerenza. Gli effetti collaterali dei vaccini, dicono. Che sono veri e non presunti e anche numerabili. Statisticamente, possiedono la stessa probabilità che un auto fori in autostrada; e tra i pochissimi a cui accade, un numero ancora più esiguo avrà quale conseguenza un incidente, più o meno grave. Soluzione dei no vax: non cercare di rendere gli pneumatici sempre più sicuri, ma chiudere le autostrade. Sto dunque iniziando a pensare che il loro silenzio sia dovuto al recente decreto governativo. Con la mobilità tra regioni fortemente limitata, le autostrade ormai quasi deserte, hanno ottenuto ciò che volevano. E non rompono più i coglioni.


Ps - In molti annoverano il premio Nobel Luc Montagnier, scopritore del virus dell'hiv, tra i no vax. Non sono d'accordo. Le sue posizioni attuali magari sono discutibili, come è giusto che sia all'interno del dibattito scientifico, ma mantengono un senso della complessità, sottigliezza, distinzione e dubbio che sono propri delle persone intelligenti. Qualità che proprio non riesco a riconoscere ai no vax.

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