venerdì 20 marzo 2020

Imprescindibile, o sulle parole al tempo del coronavirus


Le parole. Ce n’è una che incontro sempre più spesso di questi tempi: imprescindibile. E se le parole sono importanti, quell’imprescindibile significherà pure qualcosa...
Mi ci sono imbattuto anche pochi minuti fa su Facebook, si era ritagliata la sua tana dentro il post di un mio contatto. Una bella ragazza, insomma ragazza, avrà avuto una quarantina d’anni, ma come si dice ben portati. Una delle ragioni deve essere l’intensa attività fisica a cui si sottopone quotidianamente.
Lo ricavo ancora una volta dalle sue parole: “Ehi, per me è imprescindibile uscire a fare jogging, divento matta se non lo faccio, me l’ha prescritto il medico!”
Un post che intendeva essere buffo, simpatico, ammiccante. In fondo lo diceva sempre Totò: a prescindere. Che nella versione ribaltata dal prefisso di negazione sta a significare qualcosa di non negoziabile, una necessità insomma, che come tale non può essere sottoposta ad alcuna mediazione sociale. Poco importa se potrebbe nuocere ad altri: la salute è la mia salute, il medico il mio medico.
Le ho così risposto di getto che per me è imprescindibile prendere a calci in culo tutti quelli che vedo fare jogging, piccole locomotive umane che sbuffano all’intorno il loro fiato. Divento matto se non gli assesto almeno un calcetto nel culo. Anche a me l’ha prescritto il medico.
Non so se lei abbia bannato prima me, o io lei.

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