martedì 31 marzo 2020

Voliera, o sui piccoli segni beneauguranti

Questa mattina, mentre portavo il cane nell'unico luogo con delle aiuole entro una distanza di duecento metri da casa, limite oltre il quale mi trasformerei in un fuorilegge, si tratta di un parcheggio di cui percorriamo più volte il perimetro come l'ora d'aria dei carcerati, questa mattina mentre camminavo nel riquadro occhiuto della legge ho visto un colombo con un rametto verde nel becco.
Non potrei mettere la mano sulla Bibbia e dire lo giuro, magari si trattava di un piccione, stava appollaiato su un cavo elettrico che sovrasta la ferrovia, da lontano non ci vedo benissimo, oppure poteva essere una tortora, per quanto di solito si muovono in coppia, ma a me sembrava proprio un colombo. Quanto al rametto non ho dubbi, non era uno spazzolino da denti, era un rametto, che ho interpretato come segno beneaugurante.
Sensazione confermata dal volo di una rondine, con le sue cabrate repentine, gli scarti laterali quando sembra sul punto di schiantarsi contro una grondaia affilata, appena se ne è andato il colombo ha preso il suo posto sul cavo elettrico. Un maggiordomo immobile in attesa dell’ora esatta in cui servire il tè.  
E' normale, ok, il periodo è quello giusto, ma è sempre bello ritrovare le rondini a primavera. Una delle domande preferite dalla mia maestra alle elementari era sul verso dei diversi animali, e quando arrivava il turno delle rondini noi, in coro, rispondevamo garriscono, tranne un certo Armando Lapsus che diceva bramiscono, barriscono, una volta disse perfino ruggiscono, non ne azzeccava una quel Lapsus.
Più in là, sul ponte di ferro arrugginito dove proseguono i binari, c’erano due corvi, ma anche il loro aspetto era stranamente benevolo, quasi festoso, tant'è che perfino i passeri gli si avvicinavano senza timore. Il cinguettio si inseriva cauto e senza imporsi sull'insieme, come l'ingresso di un nuovo strumento in un concerto di Mozart.
Infine ho incrociato un ragazzo di colore che stava pisciando vicino a un camper, gli ho visto l’uccello, così a occhio e come vuole un radicato pettegolezzo era un po' più grande del mio, oltre che molto, molto più scuro, ciondolava fuori dai blue jeans restituendo quella pioggia che qui manca da giorni.

Non so, magari in un’altra circostanza mi sarei pure incavolato, ma nel clima disneyano che si era creato devo dire non stonava, faceva parte della voliera. E mentre lo scrollava con la mano terminata la pubblica irrigazione – avanti, indietro, avanti, indietro – ricordava il movimento rapido di una paletta. Quella del capo stazione che dice presto, affrettatevi, il treno riparte!


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