mercoledì 22 aprile 2020

Tarzan


Nella piccola città dove sono nato e dove, per caso o per pigrizia, ancora mi ritrovo, tutte le sere alle nove in punto si leva un urlo che ci pare di conoscere... Sì, è proprio l'urlo di Tarzan!
Ma non un Tarzan solo, prima sono venuti quattro Tarzan, quattro amici un po' goliardi che si sono inventati un modo per sfogare la tensione di questi giorni e salutarsi da una finestra all'altra, emulati nei giorni successivi da un numero crescente di persone, basta andare in terrazza a quell'ora per essere investiti da un'intera polifonia di Tarzan.
Alcuni sono un po' stonati, più che l'urlo del signore della jungla pare il verso di uno che abbia incocciato in una sedia, o il calciatore in barriera a cui finisce la punizione proprio lì, ma tutto contribuisce a fare brodo. È in ogni caso la prima volta che qui si manifesta un gesto di fantasia, almeno da che ne ho memoria. Non saranno Les demoiselles d'Avignon, d'accordo, e solo una caciara un po' birbona, ma mi piace pensare che sia un primo passo.
E chissà che dopo Tarzan non arrivi anche Cita e poi Jane e poi magari Zorro, a disegnare una bella zeta sul pancione del sergente Garcia. Perché quando la realtà sembra chiudersi su sé stessa l'immaginazione è l'unica chiave: non tanto per uscire, ma per aprire un'altra porta. Brava Sondrio!

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