mercoledì 22 aprile 2020

Cazzate


Quando Lapo Elkann, intervistato da Floris a Dimartedì, dopo il consueto effluvio di cazzate ha detto “io sono buono”, per un attimo ho intuito che stava dicendo la verità. Una verità più profonda e luminosa delle cazzate appena biascicate, con quella voce nasale che sembra fatta apposta per essere imitata, specie quando ripete a pappagallo "è la realtà dei fatti, la realtà dei fatti, la realtà dei fatti..." Cazzate, appunto. Ma rimane l'intuizione: un uomo buono, a cui forse si dovrebbe avere la sensibilità di non allungare un microfono davanti alla bocca. Da questa apparente contraddizione non traggo conseguenze, sia chiaro. Se non quella di dubitare da chi pretende di ricavare la natura delle persone dai gesti, anche e soprattutto linguistici, noi siamo quello che facciamo ripetutamente sosteneva Aristotele. E invece no! Lo sguardo perso e dolce di Lapo Elkann mi fa pensare che siamo da un'altra parte. Dove sia questa parte non lo so, né cosa sia. Ma c'è sempre un mandante alle cose che zampillano da un cratere con cui ci identifichiamo, il linguaggio stesso è un mandante, non siamo noi, per quanto sia giusto e anzi sacrosanto esserne responsabili, in questa tacita finzione che si chiama civiltà. E dunque come concludeva Altan, anche a me piacerebbe sapere chi è il mandante di tutte le cazzate che dico (oltre a quelle che scrivo).

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