sabato 11 aprile 2020

Commesse


Quando le commesse mi chiedevano se mia madre fosse "la sua signora", mi ripetevo, per farmi coraggio, che in fondo ho "solo" l'età di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, e un anno meno di Leonardo Pieraccioni, due di Monica Bellucci, tre di Brad Pitt, quattro di Tom Cruise, cinque di Daria Bignardi, sei di Fiorello e soprattutto dieci anni meno di Miguel Bosè, che per definizione è un bravo ragazzo del ‘56. Ma volete che continui, ho un intero elenco di personaggi ancora giovanili di cui sono ben più giovane?
Il fatto è che quelli, appunto, sono giovanili, non giovani. E se vogliamo che le parole mantengano un significato, si è giovani sotto l'asticella dei trent'anni, che è l'età media delle commesse, specie nei negozi di abbigliamento: tra i venti e i trent'anni.
Il loro sguardo ci è dunque prezioso, poiché possiede un'acutezza anagrafica che in seguito va perduta, iniziando a considerare ogni nuova primavera uguale alla precedente. Deve essere questo il motivo per cui, da quando i negozi sono chiusi, niente più commesse a scrutarci da capo a piedi per vedere se la taglia è giusta, la giacca non tira sulle spalle, i miei coetanei si stanno ringalluzzendo; una tentazione a cui non sono certo esente, anzi immune per usare una terminologia in sintonia con l'accadere.
Vedo ad esempio maschi adulti corteggiare – si intende virtualmente, altra possibilità non ci è ora consentita – ragazze di venti, trenta e perfino quarant'anni più giovani, sentendosi come leoni chiusi nella gabbia dei decreti ministeriali. Se solo potessi uscire di casa, il sotto testo alle loro spavalde galanterie.
D’altronde, viviamo in un Paese in cui l’ex presidente del consiglio ha cinquantaquattro anni più dell'attuale compagna. Ma il suo caso rientra nel regime dell'utile, per la ragazza, e del folcloristico per tale simpatico e arzillo vegliardo, mentre sospetto che per conti correnti assai più smilzi e comuni sia uno dei tanti effetti collaterali dell'epidemia: lo sfarinamento della percezione del trascorrere del tempo, del limite ma soprattutto del ridicolo.
O magari è tutta colpa di Luis Miguel (è nato il mio stesso giorno, il 19 aprile), che ci ha consegnato l'immagine di noi come "ragazzi di oggi", ragazzi di oggi per sempre. Lo cantava dal palco di Sanremo nell'edizione 1985, condotta da Pippo Baudo e vinta dai Ricchi e Poveri con  Se mi innamoro. Lui, Luis Miguel, aveva allora diciannove anni, ma ne dimostrava una decina.
Per par condicio, cito en passant anche gli involontari scivoloni comici delle coetanee, come quando postano foto sul bagnasciuga in pose ammiccanti e gattamortesche, oppure intente in massacranti esercizi in palestra da cui risaltino le natiche scolpite in interminabili sessioni di leg gluteus, una macchina ginnica infernale che deve essere stata inventata Leopold von Sacher-Masoch. Tempo perso incarnato chiama Edoardo Albinati il body building, in un bel libricino, che consiglio, intitolato Orti di guerra.
Oltre alle medicine a domicilio per gli anziani, propongo così alla Protezione Civile di inviare delle commesse a casa di ogni cittadino maggiorenne; naturalmente con guanti e mascherina ffp3, non intendo mettere a repentaglio la salute di nessuno. E dopo averci esaminati con cura, potremo finalmente essere ricollocati sull'asse cronologico che segue l'ombra della meridiana, da cui purtroppo non si sfugge. Meglio sbagliare per eccesso, come facevano con me, che per difetto, come fa ciascuno con sé stesso.

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