sabato 18 aprile 2020

Habeas corpus, o sulla differenza tra ovvio e intelligenza


Rimango sempre affascinato di fronte alle manifestazioni dell’ovvio. Ha questa caratteristica l’ovvio: non è sbagliato, anzi nella maggior parte dei casi è giusto, corretto, a volte perfino ineccepibile. E perciò consolidato in abitudine. Proprietà che lo fanno confondere con l’intelligenza, la quale non è per nulla ovvia – non c’è niente di più anti abitudinario dell’intelligenza – e al contrario ricerca percorsi inediti a problemi vecchi nuovi.
Ciò avviene quando l’ortodossia dell’ovvio incontra degli ostacoli accidentali. È il caso recente dell’insegnamento. Scoppia un’epidemia su scala planetaria. Cosa fare? Proviamo con la didattica a distanza, che previene i rischi di contagio e consente, in periodi di emergenza, di portare avanti i programmi scolastici. Mi pare una risposta intelligente, no? Possiede infatti dell’intelligenza quel carattere pragmatico di valutazione caso per caso, in cui il problema può essere risolto anche solo parzialmente, almeno quando non vi fosse una soluzione ottimale. Magari cambiando funzione a un mezzo che nasce per altri scopi, come il web.
Leggo però di una lettera appena indirizzata alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in cui i firmatari sono genitori, insegnanti, psicologi e chi più ne ha più ne metta, meglio se con un titolo accademico davanti. Le ricordano che la didattica a distanza non può sostituire la scuola, nella forma di un insegnamento in presenza. Che dire… In linea di principio è impossibile non essere d’accordo: l’educazione a distanza non può etc. etc. Quello che scrivono loro, insomma. È semplicemente ovvio.
Ma perché inviare questa lettera proprio adesso, mi chiedo? Ora che l’insegnamento in presenza si tradurrebbe in un rischio concreto per la salute. Capisco così che un’ultima caratteristica dell’ovvio, a renderlo così popolare, è la percezione di un accrescimento del proprio valore: come mi sento fico, ganzo, smart a dire le cose come stanno, a cantargliele in faccia alla Ministra. Al punto che viene il sospetto che questo smania di obliterazione della propria intelligenza nasconda un dubbio occulto sulla stessa.
Se ne ricava che la frequentazione dell’ovvio è prerogativa dei cretini, magari non cretini totali ma fuochino, la direzione è presa, c'è l'abbrivio. Una strada che porta alla cassetta delle lettere più vicina in cui imbucare il proprio appello, dove si rivendica una sorta 'habeas corpus'. Quello dell’insegnante e degli allievi a fronteggiarsi nuovamente, e, mentre l’uno scrive qualcosa sulla lavagna col gessetto, gli altri si sparacchiano palline di carta con la cerbottana ricavata dalle biro Bic, dando prova incontestabile di  intelligenza: stornare, come già visto, un mezzo a funzione diversa. Qualità che proprio non riesco a riconoscere agli estensori della missiva.

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