Inizio
a pensare che le poche righe di presentazione che vengono associate al profilo
in un social network, ma perfino su WhatsApp, ovunque sia richiesta una sintesi
espressiva della persona, possano essere considerate un genere letterario,
spesso più accurato e rivelatorio di intere paginate di descrizione. Facebook, ad esempio, mi suggerisce di richiedere l'amicizia a una giovane che così si
presenta: "Io... Donna... protagonista e regista della mia femminilità. Ma
appartengono alla vita. E con lei... Ci gioco."
Un
incipit formidabile, da cui ricavo due informazioni decisive: 1) Zuckerberg,
nonostante i suoi sforzi di accumulare dati sul mio conto, continua a non
capirci un cazzo e a sparare nel mucchio, e questo mi conforta; 2) diversamente,
a me sembra di sapere tantissimo di lei, Donna protagonista e regista della sua
femminilità, con cui giocare, al punto che mi guardo bene dal contattarla.
La mia ritrosia non mi impedisce però di riconoscerle uno straordinario talento. In
una manciata di parole è infatti riuscita a tratteggiare l'essenza di ogni buona
storia: il personaggio. Che
poi sia anche sé stessa, nella circostanza, non la esenta dal merito
letterario. Dubito che alla maggior parte degli scrittori sarebbe riuscita una
pennellata verbale altrettanto icastica, a restituire quel grottesco involontario
quale carrozzeria (ora un po' ammaccata) del nostro tempo. Non a me, di sicuro.
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