domenica 26 aprile 2020

Madeleine


Rimpiangere lo schiaffo salmastro del mare in tempesta, troppo facile, l'inconfondibile sentore con cui le libecciate di fine agosto si intrufolano tra le lamelle azzurre delle cabine, oppure i ciuffi di rosmarino tra le rocce vulcaniche, lo schivo ginepro e, al suo opposto, la vampa violazzurra della lavanda con quella sua supponenza olfattiva, come se ti sussurrasse alle narici "non avrai altro odore al di fuori di me". Troppo facile, sì, perfino scontato. Quando basterebbero profumi molto più umili e diffusi, ugualmente proscritti dal calendario dei giorni: la pizza marinara, solo pomodoro e aglio e un filo d'olio, nient’altro, o il gessetto strofinato sulla lavagna di ardesia, oltre a un odore è anche rumore, a qualcuno fa venire la pelle d’oca ma a me ricorda la derapata sugli sci arrivati al casotto dello skilift, o il disco di granito che scivola sul ghiaccio in quello sport per ricchi scemi, o scemi ricchi, non ho mai capito cosa viene prima, e neanche le regole del curling. Se discendiamo la gerarchia aristocratica degli odori, agli ultimi posti, chissà perché, troviamo quello dei preservativi appena scartati, i più altezzosi li chiamano condom, hai messo il condom? mentre per i ruspanti e smaniosi diventano goldoni. Lo stesso nome pronunciato da bambini quando, già utilizzati e flosci, apparivano in una radura del bosco dei Bordighi; ci si arrivava alla ricerca delle fragole selvatiche ma, rinvenimento ancora più fortunato, epifania, al loro posto e accanto ai preservativi ci stava una copia fradicia di Caballero; era stata abbandonata dagli amanti clandestini dopo che era servita a dare un po' di sprint, non era facile accoppiarsi in auto quando i SUV erano solo una bislacca iperbole di futuro. Purtroppo rimaneva ben poca cosa del giornaletto, non giornale o rivista o peggio ancora magazine, le pubblicazioni pornografiche si chiamavano giornaletto; quel che ne restava almeno, dopo aver assorbito troppa pioggia per poter sfogliare le pagine incrostate, se ti andava bene riuscivi a vedere due tette e un cazzo posato proprio nel mezzo; il confronto, inevitabile, rendeva il mio simile a Gulliver nel paese dei giganti. Ma torniamo all'odore. Gomma, officina meccanica, nel finale una nota chimica e ospedaliera, la salute prima di tutto. O magari è semplicemente lezzo di candeggina, traccia di urina di un vecchio che si è pisciato addosso, vomito di lattante, biancheria intima di un prevosto, è difficile da individuare, forse si tratta di petrolio. Ricorda infatti la benzina degli anni settanta, quando non erano ancora presenti gli additivi "verdi". Per il resto il rituale era lo stesso, solo celebrato dall'uomo con la salopette blu: la pistola dell'erogatore infilata nella bocchetta del serbatoio della Fiat 125 dello zio, parte il conteggio, in lire, sulla colonnina del distributore, accompagnato da una nuvola ipnotica che penetra dai deflettori socchiusi nel caldo asfissiante di estati infinite; con mia cugina Alessandra cercammo perfino di berne un goccio, lo zio si era allontanato per acquistare un'audiocassetta del Quartetto Cetra che avremmo cantato alla ripartenza. E poco importa con chi li userai – i preservativi, i condom, i goldoni –, se dopo dovrai pagare oppure è un dono che la vita ti sta facendo, l'abitino di cotone cobalto accasciato ai piedi del letto, piccoli fiori chiari lo trapuntano. Il profumo celestiale dei preservativi, la puzza triviale dei preservativi, qualcuno se li ricorda ancora? Io ne ho aperto uno dimenticato in un cassetto, così, solo per annusarlo, una una lunga tirata dal naso come prima dell'immersione... Improvvisa madeleine per sfuggire al lockdown.


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