martedì 14 aprile 2020

L'inferno sono gli altri


L'inferno sono gli altri, scriveva Jean Paul Sartre. Una di quelle frasi che sembrano intelligenti e ci piace ripetere in pubblico, ma sotto sotto, se ci pensiamo bene, è un po' una stupidaggine: gli altri chi, gli altri quando? Signor Sartre, cerchiamo di essere un po' più precisi. E infatti il grande filosofo francese non si è mai sognato di affermarlo seriamente, è l’estratto da una sua opera teatrale, Porte chiuse, del 1944.
Eppure la psicologia profonda ragiona secondo le stesse generiche categorie teatrali, per quanto non si sia mai bevuta quella storia dell'inferno identificato con gli altri. Ma forse sarebbe il caso di cambiare il tempo verbale: non si era. Il primo caso italiano di Covid-19, a parte i due cinesi in vacanza, è stato dichiarato il 21 febbraio. Il famoso trentottenne di Codogno. Nemmeno due mesi fa, anche se oggi sembran secoli.
Un lasso di tempo in cui si è creata una fenditura, un crepaccio tra il giorno e la notte. Di giorno terrore allo stato puro: non solo quando si avvicina uno sconosciuto, basta un lontano conoscente senza mascherina, magari vuole stringerci la mano. Ma che, scherziamo?!
Di notte però i soliti vecchi sogni, in cui, come se niente fosse, continuiamo a fare gruppo, branco, comunella. Una replica bizzarra delle relazioni che abbiamo, ma soprattutto la manifestazione di quelle che vorremmo, con donne meravigliose che spasimano per i nostri baci. Questo fino a pochissimo tempo fa, almeno.
Nelle ultime notti, gli ultimi sogni, sta infatti iniziando a fare capolino l'ansia da contagio. Non sempre va detto, ma cominciano a essere frequenti i sogni in cui mi devo proteggere dai contatti sociali, in cui l'inferno sono gli altri. Sono le movenze dell'inconscio, un film con il doppiaggio fuori sincrono dal labiale del mondo.
Quando tutto sarà finito, speriamo presto, andrà dunque rieducato anche l'inconscio, bisognerà fargli capire che gli altri a volte sono simpatici, buffi, intelligenti, e in diversi casi degli incorreggibili spacca maroni, più fastidiosi di una mosca in camera prima di addormentarti. Ma mai l'inferno.
Mentre scivoleremo dolcemente nel sonno, qualcosa però mi dice che quella mosca riprenderà a ronzare nei nostri sogni. Per molte notti. E il nostro inconscio a temere che gli altri siano ancora l'inferno. Saranno i tempi supplementari dell'incubo che stiamo vivendo, i tempi senza lancette della psiche.

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