domenica 19 aprile 2020

Incidenti, o sul cappotto double face della modernità


In questi giorni non c'è nulla che mi irriti come la diffusione di notizie false o incomplete e soprattutto tendenziose sull'epidemia. La maggior parte di ciò che leggo su Facebook, per intenderci: funeste e sottaciute devastazioni attribuite alle reti 5g, presenza di Covid-19 nel vaccino per l'influenza, trame occulte rivelate da una gola profonda al cugino di tuo cugino, in cui emergono responsabilità intenzionali di questo o quel gruppo di potere; il più recente capro espiatorio è Bill Gates, che non si capisce bene perché dovrebbe profittare dalle circostanze, a far concludere ai complottisti da lui stesso create. Bill Gates produce sistemi operativi per computer, non farmaci, se a qualcuno fosse sfuggito.
Ma ora non voglio parlare della superficialità umana (e sto usando un eufemismo, per quanto la parola a cui pensavo comincia sempre con la esse) e piuttosto provare a fare un ragionamento a margine di una delle tante tesi alternative alla versione ufficiale che vengono proposte, a cui i social offrono la consueta e sollecita risonanza. Mi riferisco a un non meglio precisato incidente nel laboratorio microbiologico di Wuhan; ora esiste anche un'indagine della Cia avallata dal premio Nobel Luc Montagnier, scopritore del virus dell'HIV.
Naturalmente io non ho la minima idea se le cose stiano a questo modo, e sono a conoscenza di studi scientifici che, al contrario, sembrano confermare la mutazione spontanea del Covid-19 da un ceppo animale; come nel caso della Sars, a monte ci sarebbe il pipistrello. Già da subito, quando mi sono imbattuto nell'ipotesi dell'incidente, mi è però sembrata plausibile, diciamo non vera ma verosimile.
Il filosofo francese Paul Virilio sosteneva che ogni innovazione tecnologica si porta appresso una sorta di ombra, e magari non subito ma, presto o tardi, come un'eclisse finirà col ricoprire il proprio sole. Quando inventi il treno devi dunque sapere che stai inventando anche il deragliamento ferroviario, prima non era mai esistito, al massimo potevi ruzzolare da cavallo, e così per tutto quanto: automobile, incidente automobilistico; aeroplano, catastrofe aerea; cavalcavia di cemento armato, ponte Morandi; centrale nucleare, Chernobyl... Gli esempi sono infiniti.
Nella circostanza non voglio affermare che tutto sia partito dal famigerato laboratorio di Wuhan, a volte è meglio un non so di tante inutili parole -
"su ciò di cui non possiamo dire dobbiamo tacere", intimava un altro filosofo. Ma trovo non sia un atteggiamento superstizioso e antiscientifico mettere in conto che un incidente potrebbe effettivamente essere avvenuto, o avvenire in un futuro anche vicino, alla prossima curva sull'autostrada che conduce alle magnifiche sorti e collettive. Cosa fare, allora?
L'unica cosa certa è impegnarci per rendere sempre più sicure le nostre tecnologie. Ma con la consapevolezza che non potremo mai cancellare interamente quell'ombra di cui parlava Virilio, è il reverse del cappotto tiepido della modernità.

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