Prima di conoscere, nella mia vita vera, dei
traduttori, io quando leggevo un libro di un autore straniero magari anche
molto famoso, io non ci pensavo mai alle mani del traduttore intente a
sfogliare dizionari e annotare frasi, o ai suoi pensieri fitti di parole
strane, parole che non avevo mai sentito pronunciare, mentre, anche lui, il
traduttore, legge e traduce il libro che stavo leggendo proprio in quel
momento, pagina dopo pagina, mi veniva incontro con tutti i dialoghi finalmente
al posto giusto nella mia lingua, che io la potevo finalmente capire. Ma mia
di chi? Alla fine, pensavo, è solo la lingua dei traduttori quella che io
conosco, e con cui gli sentivo dire "vuoi ancora un po' di ruchetta,
tesoro?" o "gli stranieri sono una risorsa e non un problema",
"i cani di razza muoiono prima degli altri cani", una di queste affermazioni
non troppo intelligenti ma nemmeno troppo stupide, le fanno i traduttori, quando non traducono, ma
potrei pronunciarle anch'io tra il dolce e il sorbetto, anche se mi piaceva
pensare che in quel libro che io stavo leggendo frasi così non ce n'era dentro
neanche una, e infatti era quello che pensavo, prima di conoscere i traduttori
che io conosco e ogni tanto frequento. Certo, erano cose che in fondo già sapevo, ma non le pensavo, pensando invece solamente al libro che stavo
leggendo, come il bambino che il venticinque dicembre pensa al trenino nuovo e
non di certo a Babbo Natale, non è semplicemente un suo problema. Ma poi un
compagno di scuola gli dice che sono i genitori, non crederai mica a Babbo
Natale?, è una favola, un'invenzione, sono i genitori a portarti i regali e
allora, solamente ora, il ventisei dicembre, il bambino prova un po' di
nostalgia per quel vecchio signore con la barba bianca e la slitta con le
renne, ma non ce l'ha una moglie o anche solo una fidanzata? Nemmeno si pensa
mai, è meglio non pensarci, all’errore medico prima di aver conosciuto un
medico in carne e ossa, puoi incontrarlo sul lago di Como a fine luglio con una
maglietta dei Celtics bianca e verde, era un anestesista che ha
partecipato al torneo di tiro alla fune del campeggio Au lac de Com, sta
proprio al punto in cui il Mera si spalanca con un grande sbadiglio e cede al
sogno liquido della pozza. Il medico, intanto, si aggrappava a una robusta corda
di juta e iniziava a tirare e tirava e diventava tutto rosso e poi, con un
tonfo sordo, è caduto svenuto sulla spiaggia. Dopo pranzo gli avevo visto
bere, insieme a un gruppo di tedeschi che indossavano dei sandali in pelle marrone con la suola in sughero intagliato, a dire il vero sembravano un
po' dei frati questuanti, si erano appena conosciuti e continuavano a darsi delle pacche
amichevoli sulle spalle, e naturalmente a bere, anche quando il medico era a terra privo di
sensi, gli occhi sgranati, la fronte imperlata, quelli continuavano a percutotergli le spalle
sorridendo, freund, freund, erwachten freund, il medico gli avevo visto bere
cinque Sambuca Molinari con ghiaccio e un chicco di caffè, uno per ogni
bicchiere che lui aveva tracannato in un solo sorso. E magari, poi, sono anche
dei bravi traduttori quelli che ho conosciuto nella mia vita vera, come se ci
fosse una vita falsa, una vita in traduzione scritta da qualcun altro che
si diverte così, e questo è anche possibile, se non frequente, ma io continuavo
a pensare che forse era meglio se non li conoscevo, o invece di fare i traduttori
si davano al tiro alla fune.
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