domenica 17 luglio 2016

L’irresistibile ascesa del buongustaio, o sui segni dei tempi


Da qualche tempo ho iniziato a notare, nelle persone che apprezzano la buona cucina e soprattutto i buoni vini – ne conoscono le annate, i più piccoli e sperduti produttori –, un senso di appagamento e superiorità che non ritrovo, a quei livelli, in nessun altro comparto umano. In fondo anche un appassionato, che so,  di go-kart o di manga giapponesi o di aeromodellismo, potrebbe manifestare la stessa compiaciuta supponenza nei miei confronti, che ignoro totalmente ogni riferimento nei loro rispettivi campi. Cosa che però non avviene. L’unico tipo umano che, per fervore narcisistico, si avvicina al buongustaio, è l’intellettuale. Una figura che dalla scena sociale – pensiamo ai bozzetti satirici nel cinema degli anni sessanta e settanta, a Stefano Satta Floris in C’eravamo tanto amati – sta però scomparendo con lenta ma implacabile progressione. Al punto da legittimare il sospetto che l’olio Gran Cru del frantoio Franci (cinquantaquattro euro al litro, campione italiano per quattro anni consecutivi) abbia scalzato Shakespeare e Cervantes dall’occhiello della pubblica vanità, mentre il brunello di Montalcino riserva Il Greppo Biondi Santi abbia preso il posto di Hemingway, Pasolini, Camus. Resta da capire se, per tutti noi, rappresenti un progresso…


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