Intanto bisogna dire che c’eran delle volte che io
mi sentivo intelligente. Ma proprio tanto intelligente, intelligentissimo! E quelle volte duravano diversi giorni, perfino mesi, in cui io mi sentivo così
intelligente che – malgrado la mia intelligenza – non lo capivo come gli
altri invece non se ne accorgevano, offrendomi magari dei pubblici
riconoscimenti, poteva essere una piazza dedicata al mio acume intellettuale o un
monumento a cavallo dell’arguzia. Andava bene anche un premio alla
carriera che non avevo avuto, e anche questa cosa, in effetti, era piuttosto
stana, vista la mia intelligenza decisamente superiore. Però c’eran delle altre
volte, e queste duravano perfino più a lungo, che io mi sentivo stupido, non
potete immaginarvi quanto stupido ero... Non a paragone degli altri, intendo, lo vedevo che la gente non era in media tanto più intelligente di me, piuttosto mi
sentivo stupido in confronto all’idea stessa di intelligenza, e ai pochi
intelligentoni, quando io sarei rimasto per sempre un mediocre, e allora
camminavo vicino ai muri con la testa bassa, come un cocker che è stato
sorpreso mentre dormiva spaparanzato sul divano. Infine c'erano dei giorni in cui
mi pareva che fossimo un po’ tutti quanti degli scemi. Se l’intelligenza
esiste, mi dicevo in quei giorni, non è certamente affar nostro, qualcosa che
non riguarda la strana specie senza coda che si erge impettita a dispetto
della legge di gravità, e poi deve andare dal chiropratico per il mal di
schiena - e già questo depone contro la nostra presunta intelligenza, a me
pare. Ma anche fosse solo una parvenza, è comunque una sensazione che mi faceva
stare più tranquillo, un po’ come quella storiella, in effetti anch’essa molto
stupida, del mal comune mezzo gaudio. Solo che, nella generale e
definitiva stupidità che affligge il genere umano, qualcuno riesce a comunicare, a parlare e
perfino a comprendere il linguaggio dell'altrui stupidità, come uno sport
di squadra in cui siano state accolte le regole impartite a tavolino da qualche
idiota, e i più bravi in questa stupidissima arte dell'emulazione vengono
chiamati "intelligenti" – è una cosa intelligente un torneo di
cricket, o il conteggio dei punti nel tennis …? Mah. In ogni caso, c'è una
minoranza di stupidi, un tempo ce n'era almeno uno per ogni bar con biliardo,
gente che possiede un alfabeto tutto suo della stupidità, e per questo non
capisce, e non viene capita, da chi si contende il birllo rosso al
centro esatto del panno verde. Perciò prendono il nome di tonti, grulli, fessi, gonzi, scimuniti, pistola, cucù o, in alternativa, a seconda delle circostanze, di geni che godono di pubblico rispetto e riverenza,
anche se sono sempre degli stupidi ma per una volta non in conto terzi, degli scemi in piena regola e a titolo esclusivamente personale. Ecco, in
quei giorni, e oggi temo proprio che sia uno, io penso di appartenere a questa sottospecie della stupidità: quella di chi calcia la palla durante una partita di basket, ma
l'afferra con le mani, per dargli magari solo una spolveratina, mentre gli
altri giocano al pallone.
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