domenica 12 agosto 2018

Non dite mai!

Vorrei non più dover sentir dire, di un suicida, era depresso. Oppure malato. Oppure qualsiasi altra cosa, a corredo, significativo, del suo semplice gesto. Si è tolto la vita.
In passato ho pensato spesso a togliermi la vita – nel mio caso, la forma prediletta era il lancio dal balcone, con piccoli pezzettini di corpo insanguinati che si irradiano a svariati metri di distanza dall'impatto, lasciando sul cemento del parcheggio ampie chiazze porpora e poi brunite, nei giorni successivi, rendendo il tutto simile a una tela di Jackson Pollock – e con maggiore cocciuta prefigurazione ci pensavo proprio nei periodi in cui NON ero depresso.
Ora sono depresso e mi capita di pensare raramente al suicidio, ma so che sarebbe comunque una cosa ragionevole; non dico giusta e nemmeno augurabile, come almanaccano alcuni filosofi pessimisti, e mai uno che si togliesse davvero dai piedi suicidandosi, ma ragionevole per me.
La morte non è infatti il contrario della vita ma la sua interruzione, come il casello per l’autostrada. E non tutti compiono lo stesso viaggio, le strade sono diverse, i panorami, perfino gli Autogrill, a guardar bene e con pazienza, sono differenti uno dall’altro. Ci sono così percorsi stimolanti e altri completamente privi di interesse; più che sconnessi, o tragici, direi noiosi – avete presente la tratta dell’A1 tra Bologna e Milano in una giornata nebbiosa di fine autunno? Ecco.
Il mio viaggio appartiene a questa seconda categoria, e non intravedo possibilità di riprogrammare il tracciato sul navigatore. Ma le macchine belle, con le famiglie felici a bordo – genitori giovani e abbronzati, due bambini di sesso opposto, il labrador che sonnecchia dietro e gli sci sul tettuccio del suv, a produrre lo stesso sibilo di una polena che fende impavida le onde – mentre paesaggi incantevoli scorrono a lato del finestrino, le sappiamo riconoscere anche noi depressi queste leccornie della vita, che vi credete! Il guaio è che pure i depressi sono diversi uno dall’altro, al contrario delle famiglie felici e dei viaggi del Tucano, che sono simili come due cheerleader ossigenate. L’aveva già intuito Tolstoj, per quanto non credo conoscesse i viaggi del Tucano.
Non dite dunque mai di un suicida che era depresso, come si dice di un infartuato che, però, insomma, due pacchetti di Marlboro al giorno non sono pochi…


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