giovedì 16 agosto 2018

Babylon by Bus, o sui fatti di Genova

La buona notizia in un giorno triste, come oscenamente ricordato da Salvini a proposito dell'Aquarius – i cui passeggeri, sfiniti, sono stati finalmente accolti da nazioni diverse dall'Italia, dopo l’ennesimo flipper nel Mediterraneo – è che d'ora in avanti quando passeremo su un viadotto in automobile, in moto o persino in autobus, magari quello che conduce a Babilonia nel celebre album di Bob Marley, penseremo (con ragione) che potrebbe anche crollare, e senza segni premonitori e con noi sopra che, metti, andiamo al mare, con le pinne e la maschera nel baule. E invece, all'improvviso, bum, cascare giù, come macchinine Burago dalla minima cornice di una balaustra. E non importa se il viadotto è ben piantato al suolo e di recente costruzione, avvertiremo ugualmente quel movimento di formichine nella pancia, e il buco del culo che si contrae. Un memento mori di cui c'era purtroppo bisogno, specie in tempi sempre più derealizzati e virtuali. La possibilità di morire. In un attimo. Sprofondare dai cieli alle viscere della terra. Nemmeno il tempo di un saluto, un selfie sull'abisso, e ben prima di raggiungere la stazione dei pullman a Babilonia. Di cui rimane solamente il sogno della sua torre, ma trasformato in incubo…



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