martedì 21 agosto 2018

Asia Argento, o sul silenzio e gli avvoltoi


Asia Argento, pare sia il tema del giorno. E’ il vecchio gioco del dito medio alzato: prima è stata lei a farlo ai maschi cattivi, poi ai maschi senza troppe distinzioni e quindi ai cattivi tutti; in pratica a chiunque non le abbia creduto – uomini e donne, il rancore non ha attributi di genere – seguendo il celebre motto maoista, solo ribaltato di prospettiva. Ucciderne cento per educarne uno. Ma ora è lo stesso dito che come un boomerang torna indietro e si rivolge contro lo specchio, crocifiggendola a un legno, certamente storto come ogni cosa umana, che non possiamo non vedere come la sua propria carne, ricordando una lettura inversa del libro di Pinocchio. Prima uomo e poi burattino, passando dalle fauci di Mangiafuoco. 
 Se si preferisce, possiamo anche chiamarlo con le parole di quella che è quasi una filastrocca, chi la fa la aspetti, secondo un riflesso fin troppo meccanico della responsabilità, per quanto non ancora penale. In ogni caso, se verrà confermato il risarcimento a favore della presunta vittima minorenne di molestie da parte dell'attrice romana, al di là del tardivo (e possibile) opportunismo della controparte, saremo comunque tenuti a farne conto; almeno da quel lato semplificato e rozzo dell’umano che si chiama legge, così poco incline alle sottigliezze del cuore, e a maggior ragione alla vampa genitale.
 Asia Argento sugli scudi e Asia Argento nella polvere, meglio allora provare a inquadrare la fotografia a partire da una cornice quasi mitologica. E sono gli stessi scudi e la stessa polvere. Clic. E’ certamente per questo motivo che lo scatto, per quanto leggermente fuori fuoco, è tanto ghiotto ai media, facendo planare gli avvoltoi in lente inesorabili spire; e poco importa se appartengono alle opposte fazioni di chi inneggia Cristo oppure Barabba, a cui comunque non sembra vero di contendersi brandelli pubblici di scena. Ma l’immagine che io conservo, persino tenera, di Asia Argento, è diversa. Me l’ha suggerita un vecchio e bellissimo romanzo di Marco Lodoli, I fiori.
 Tra quelle pagine leggere e sapienti c’è un personaggio, Aurelio si chiama, è arrabbiato con tutto e tutti, ringhioso, idiosincratico al mondo. Ma è un personaggio al fondo triste, sconfitto. Aurelio sale a un certo punto su una barchetta fluviale da cui maledice ciò che vede, le persone, gli animali, ogni cosa è meritevole della sua invettiva, come un Giobbe che si senta ingiustamente tradito dal suo Dio.
 Intanto la corrente trasporta la barchetta sempre più lontano, mentre Aurelio continua a urlare, sputa in acqua, offende ogni ombra su cui posa idrofobo lo sguardo, fino a che il fiume non lo ingoia. Ma non in un boccone. Prima l'acqua gli arriva alla vita, lambisce il petto, accarezza le spalle, sommerge la testa…  ciuf. Ed è finalmente silenzio, pace.
 Io non so cosa abbia effettivamente fatto l’orco Weinstein a questa ex ragazza sempre un po' imbronciata, né se lei l'abbia replicato con altri, secondo uno schema di conversione da vittima a carnefice da tempo noto alla psicologia del profondo. Una cosa non escluderebbe comunque l'altra, senza ridimensionare la gravità. So però che era impossibile che tutti quanti avessimo fatto del male ad Asia Argento, per meritarci un dito medio che ci puntava a ogni occasione, ricordandoci che prima o poi saremmo stati trafitti dal suo spiedo.
 Non ci mancherà dunque il continuo memento sodomiticum di cui eravamo fatti oggetto, né, diciamolo, le interpretazioni sempre meno memorabili con cui la carriera stava penosamente declinando, e che l’avevano condotta al girone infernale dei talent show. Ma prima che scompaia anche lei nel fiume dell’irrilevanza, ci piacerebbe, tra uno sputo e un morso, un vaffanculo e un fuck off, sentire un’ultima frase sussurrata dalla sua voce roca, la sua voce bella.
 Ci piacerebbe, sì, che ripetesse la battuta di Benigni nella scena finale de La voce della luna, quando si incammina verso un pozzo irradiato dal solo lucore dell'astro notturno. Ma all'improvviso si ferma, gira lentamente il busto e poi lo sguardo verso gli spettatori, e guardandoci dritto negli occhi ci confida: “Eppure io credo che se ci fosse un po' di silenzio, se tutti facessimo un po' di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”

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