sabato 20 marzo 2021

Superciuk

 


Uno era stato fotografato con un serpente velenoso in pugno, stava in piedi al centro di uno spiazzo in terra battuta rossiccia, sullo sfondo alberi radi poco riconoscibili, di un verde pallido, simile a quello delle Polaroid. Attorno un gruppo di uomini dall’aspetto ispanico, ridevano tutti e, in particolare, uno piccolo piccolo sulla destra, indossava un ampio cappello di paglia e teneva un badile sollevato. Il serpente era già morto ti confidava quando era sobrio, l’aveva ucciso l’uomo ispanico piccolo piccolo con il grande cappello di paglia, gli aveva fracassato il capo con una badilata, anzi tre o quattro, i serpenti sono duri a morire. Poi avevano scattato la foto in cui era stato concesso al gringo  lo chiamavano così anche se era italiano  il privilegio di esibire l'esanime trofeo, che però tornava vivo se ti raccontava la storia dopo aver bevuto un goccetto; l'ho ucciso IO a mani nude, IO non ho paura di niente aggiungeva, IO di qui, IO di là, e andava avanti così da anni: un giorno ti raccontava una storia, e il giorno successivo la stessa storia in cui Clark Kent diventa Superman. Ma, gli amici del bar Piero, lo chiamavano piuttosto Superciuk.

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