venerdì 26 marzo 2021

Petit père

Uno chiamava suo padre il mio caro papà, oppure paparino, papi, persino e dopo un corso di inglese daddy, possedeva un intero vocabolario di vezzeggiativi, che invece di regredire dopo l’infanzia si era accresciuto.

Quando il padre, ormai avanti con gli anni, era morto, aveva voluto osservarne il corpo disteso sul lettino dell’obitorio, prima che gli addetti alle pompe funebri facessero il loro lavoro. Un ultimo saluto al mio petit père - il francese non lo conosceva, ma l'espressione stava su una rivista illustrata che gli passava il vicino, dopo averla letta - aveva sussurrato alla moglie che aveva preferito attendere fuori.

Solo allora, osservandolo con gli occhi pieni di lacrime, si era accorto che i genitali erano di dimensioni superiori ai propri, molto superiori, diciamo pure enormi, e questa cosa l’aveva turbato, facendogli lasciare il locale quasi subito. Avevo freddo, si era giustificato con la moglie.

Da quel giorno, la donna si era stupita nel non udire più gli affettuosi appellativi nel ricordare il defunto, a cui l’uomo aveva da subito revocato l’aggettivo caro, quindi da paparino era passato a papà, padre, e una volta l’aveva anche sentito chiamare vecchio stronzo. Quando, esterefatta, gliene aveva chiesto ragione, lui aveva risposto: Lo so io il perché.


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