mercoledì 24 marzo 2021

La guerra dei vecchietti

 


In una poesia sonora di alcuni anni fa, Remo Remotti, con il consueto piglio abrasivo, invitava a mandare in guerra i “vecchietti”. Li chiama proprio così, includendosi nella categoria: i vecchietti in guerra al posto dei giovani, concludendo che è meglio morire sparati che “intubati come serpenti”.

Un’espressione brutale, per quanto di triste e diffusa attualità dopo che centoseimila nostri connazionali (106.000!), perlopiù anziani se non proprio e come lui dice vecchietti, sono già morti intubati come serpenti, morti in un solo anno, e cioè il doppio di tutti i soldati americani nella guerra del Vietnam; che è però durata vent’anni.

In pratica, facendo una proporzione temporale che tenga conto del fatto che l’Italia ha un quinto degli abitanti degli Stati Uniti, il Covid, per il nostro Paese, è stato duecento volte più letale della guerra in Vietnam. 200, sì. Sarà quindi un po' retorico, ma per nulla iperbolico usare questo termine a proposito degli effetti di un virus: guerra.

Un dato che sarebbe utile ricordare a Giorgio Agamben, Vittorio Sgarbi, Alessandro Baricco e a tutti quegli intellettuali che continuano a ripeterci che, per proteggerci dal Covid, abbiamo rinunciato a vivere, e comunque le libertà personali valgono più della sicurezza collettiva.

Un punto di vista del tutto lecito, intendiamoci, oltre che espresso con finezza affabulatoria; è perlomeno il caso di Agamben, il quale, riprendendo Foucault, la chiama biopolitica. Ma perché non fare tesoro anche dell’intuizione altrettanto fine di Remo Remotti, e rivendicare il proprio diritto di morte in una guerra guerreggiata, non solo subita?

In fin dei conti e come cantava Francesco De Gregori, la guerra fa male, questo nessuno lo mette in dubbio, ma in qualche oscuro luogo della psiche possiede una sua vischiosa bellezza. Sì, “la guerra è bella anche se fa male”. E se non vi convince De Gregori, basta leggere Junger o Hemingway od Omero. Mentre morire di Covid, intubati come serpenti, fa solo schifo.

Inoltre, toccherebbe aggiungere che la stragrande maggioranza di queste morti senza assalti alla baionetta, trincee cannoneggiate e baroni rossi volanti, avrebbe potuto essere evitata, evitata con un poco d'intelligenza istituzionale e responsabilità civile. Come?

Esattamente non lo so, ma bastava chiederlo con umiltà alle autorità politiche e sanitarie della Corea del Sud, che, con un numero di abitanti quasi pari a quello dell’Italia, ha avuto millesettecendo (1.700) decessi collegati al Covid. E anche in questo caso è utile ricordare la percentuale: 1,6%, o se vogliamo invertire il cannocchiale, ci sono stati nel nostro Paese il 98,4% di morti in più della Corea, che per ottenere tale risultato non ha messo in campo nessuna delle politiche autoritarie paventate da Agamben.

Per concludere, invece di aspettare la prossima pandemia, Sgarbi, Baricco, Agamben e tutti gli arzilli vecchietti dell’intellighenzia nostrana, su svelti a preparare lo zaino, e poi via a spezzare le reni alla Grecia!


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