lunedì 22 marzo 2021

Pizzaballa, o sul lockdown dei baci

 


Ma i baci, si danno o si ricevono? Me lo chiedo spesso quando scrivo: devo dire le ha dato un bacio, gli ha dato un bacio oppure si sono baciati…? Nel dubbio, ho provato a fare il conto del tempo trascorso dal mio ultimo bacio con una donna. Il risultato preferisco non dirlo, ma mi ha spaventato un po’. Se poi estendo il computo anche agli uomini (è accaduto una sola volta insieme a due amici, eravamo usciti un po’ brilli da un pub: un bacio veloce veloce sulla bocca con entrambi, per capire cosa ci stavamo perdendo nella nostra cocciuta eterosessualità. Non molto fu l’impressione di allora, ma dovrei riprovare a distanza di trent’anni) c’è veramente da mettersi le mani nei capelli; sì, insomma, quello che rimane. Ci sarebbero poi anche i gatti, gli struzzi, le antilopi e i canguri. Mai baciati neppure quelli. I cani sì, mi capita ogni tanto, specialmente quando guido e sono più indifeso: Mela, la mia cagnolona di tre anni e mezzo e quarantadue chili, mi infila la sua lunga bavosa lingua in bocca e io faccio bah, che schifo, ma in effetti non mi dispiace poi tanto. Le prostitute invece non baciano i clienti. Succhiano il cazzo, questo sì, ma non prima di averti fatto indossare un preservativo di una marca sconosciuta, te lo infilano direttamente con la bocca che secondo me si sono allenate prima con i cetrioli, oppure se lo fanno mettere nel sedere come l’ombrello di Altan (bisogna però pagare, in questo caso, un supplemento, me l’ha detto mio cugino), e però baci niente, è la prima regola. Quindi non posso ripiegare su di loro, e il lockdown dei baci non ammette deroghe o autocertificazioni. Neppure è consentito rubarli, oplà, un bacio stampato sulle labbra mentre il vigilante è girato dall'altra parte, con buona pace di Truffaut che ci aveva intitolato un bellissimo film. Il buon senso suggerirebbe dunque di passare ad altro  l'autoerotismo è pur sempre una resa dignitosa , ma gli antidepressivi con cui mi nutro spengono il desiderio che fa tana dentro le mutande, senza però scalfire quello di baci che si ripresenta ogni giorno più forte: baci leggeri, scanzonati, della buonanotte, oppure sul portone quando la riaccompagni a casa  la bacio, non la bacio? , o ancora profondi e appassionati e con la lingua, sono quelli tagliati dalle pellicole e proiettati nel finale di Nuovo cinema Paradiso. Una sensazione strana, la prova il protagonista nel rivederli a distanza di anni dentro una sala vuota, un tempo supplementare della vita. Ma esistono anche i tempi preliminari, le anteprime per rapidi fotogrammi, flashforward. Ad esempio quando, ancora bambino, sentivo gli adulti pronunciare un’espressione vagamente astrusa: fare l’amore, come fare l’amore?, l’amore si prova, non si fa. Quindi conclusi che fare l’amore voleva dire scambiarsi dei bacini sulla bocca, una cosa a ben pensarci anche buffa, mi faceva pensare ai pappagalli nella vetrinetta del Piccolo Zoo di via Trieste, ci fermavamo a osservarli col mio compagno Federico al ritorno da dottrina. Un giorno che suor Tecla si era buscata il raffreddore e il cuore rosso di Gesù era rimasto privo di agenti di commercio, piazzisti del senso di colpa, tagliammo per un prato su cui a breve sarebbero spuntati tre condomini del colore delle Big Babol, e lì trovammo un giornaletto che si chiamava Caballero, lo stesso nome della motocicletta di cui avevo incollato l’adesivo sul quaderno verde dei compiti. Era tutto incrostato per via della pioggia, i trifogli, la terra e forse anche la sburra, come veniva chiamato allora il seme maschile, ma qualcosa ancora si intuiva, e il desiderio di baci fu dirottato ad altre e più segrete parti anatomiche. In questo anno di reclusione è però tornato con prepotenza: baci, solo baci e che non siano Perugina, in cui qualche stronzo famoso ti vuole spiegare ogni cosa con un bigliettino di poche righe, "il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce", mah... Mi sono allora venuti in mente i telefilm americani ambientati negli anni cinquanta, dove una ragazza bionda con i capelli raccolti in una coda di cavallo, il cardigan azzurro con la sigla di un collage stampato sul retro, bacia per strada le persone in cambio di un dollaro. Di solito serve per sovvenzionare iniziative benefiche, aiuti ai poveri, agli orfani, ai fachiri che non battono un chiodo, oppure campagne elettorali o cose del genere. Sì, lo so, ora non ci sono elezioni imminenti, e per la miseria del mondo non basterebbero le labbra di Lilli Gruber. Ma se qualcuna mi dà un bacio io glielo pago bene, glielo pago in baci, come quando ci si scambiava le figurine e Pizzaballa era introvabile: hai mica Pizzaballa, ti do Facchetti e Burgnich per Pizzaballa, Pizzaballa in cambio di Anastasi e Pulici e Bonimba? Niente da fare, nessuno aveva Pizzaballa. Nessuna, in questo lungo interminabile tempo sospeso, da baciare, essere baciato, baciarsi… Insomma, ci siamo capiti.

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