martedì 23 marzo 2021

Lapsus

Uno gli avevano chiesto cosa c'è nel deserto. Era in terza o quarta elementare, gli anni, quelli in cui per dire che un’automobile va veloce si diceva cento all’ora, e una giornata era caldissima quando il termometro segnava trenta gradi, astronauti stampati sulla bustina dei ghiaccioli. Se aggiungo che si chiamava Lapsus non ci crede nessuno, ma era proprio questo il suo cognome. Nel deserto, per terra, dai, proprio come al mare sulla spiaggia, lo incalzava la maestra, con i compagni che provavano a suggerire, la sabbia, la sabbia... Ma Lapsus, di famiglia povera e collocazione alpina, non era mai stato al mare, forse neppure aveva visto una draga immergersi nel fondo scuro del fiume, e continuava a fare scena muta. La maestra era quel genere di maestre di una volta, che dopo un po' le prudevano le mani. Lapsus, non farmi arrabbiare, qualsiasi cosa, ma parla! Così Lapsus, per timore forse degli sganassoni pedagogici, aprì finalmente la bocca, e disse: Le piastrelle.

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