Ieri mi sono ricordato di mio nonno Francesco, detto Cechin. È stato quando
mi ha telefonato, dalla Svizzera, una mia vecchia amica che non sentivo da
mesi, forse anni. Una bella sorpresa!
Come stai e come non stai, un po’ di aneddoti giovanili, ma poi,
inevitabilmente, la conversazione è cascata sull’Argomento, come un’immensa
calamita che attrae le parole di questo tempo.
Ha fatto il vaccino tua madre?, le chiedo sapendo che ha la stessa età
della mia.
No, risponde lei, sono riuscita a convincerla a non farlo.
A non farlo?!
Sì, mi ha detto mia cognata che dentro il vaccino ci mettono il Covid.
Scusa, la interrompo perplesso, ma di cosa si occupa tua cognata?
Fa la casalinga. Però il marito posa le tegole sopra i tetti.
Ah, ecco.
Ed è così che mi è venuto in mente mio nonno Francesco, detto Cechin.
Quando, già anziano, guardava i programmi d'informazione televisiva, commentava
ogni tanto ammirato: “Ah, se ved che qui lì ‘i ha studiat...”
Lui aveva fatto solo le scuole elementari, e poi, con dedizione e nessun
rimpianto, il contadino e il mercante di bestiame. Se però incrociava qualcuno
con competenze superiori alle sue, gli riconosceva un credito, un’autorità di
giudizio a cui si rimetteva di buon grado. Lo stesso si aspettava che facessero
gli altri quando si parlava di mucche, di cui ne sapeva più di chiunque altro.
La società liquida dalle opinioni orizzontali diffuse dai social network,
porta invece a equiparare le conoscenze di, mettiamo, Anthony Fauci (che ha
passato tutta la vita a studiare i virus e come contrastarli), a quelle della
moglie di un posatore di tegole sui tetti.
Niente contro i posatori di tegole, intendiamoci. Ma i risultati sono qui
da vedere.
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