Uno era un motociclista, anche se non aveva mai guidato una motocicletta. Del motociclista, o, meglio, del biker, però non gli mancava nulla: lunghi baffi a manubrio, gilet di pelle (l’effigie di skull & bones stampata sul retro), tatuaggi sulle braccia con i simboli della Yakuza, oltre alla propensione per la birra non meno che per le scazzottate. Ma naturalmente, ciò che ne sigillava l'identità era l'amore per le moto enormi e americane; le altre le considerava adatte ai fighetti della domenica, li chiamava così.
Se qualcuno
gli faceva notare l'incongruenza, rispondeva che stava mettendo da parte il
denaro, era già a buon punto aggiungeva, e poi mostrava una fotografia che
teneva nel portafogli: Peter Fonda a cavalcioni di un chopper dal manubrio rialzato, il casco
con i colori della bandiera americana, in una sequenza di Easy Rider. Ecco, la
voglio così!
Quando
nessuno, neppure i familiari che annuivano a quelle credevano ormai solamente
fole, pensava che avrebbe mai preso una motocicletta, fu visto rombare sul
corso della piccola cittadina in cui abitava da sempre. Fiero, solenne, ritto quasi avesse un busto ortopedico, stava sopra un'Harley Davidson nuova di zecca; non era uguale a quella di Peter Fonda, ma
molto gli si avvicinava.
Una volta raggiunta
l’età per la pensione – fortunatamente gli furono computati anche gli anni
delle molte università cambiate, senza mai laurearsi –, l’aveva acquistata con
i soldi della liquidazione, dopo avere tentennato sul colore. Alla fine, si
era risolto per il nero: tutta nera, con due lingue di fuoco di un rosso
cangiante impresse sul serbatoio.
Al termine
del rettifilo su cui si aprivano boutique di abbigliamento, bar con i tavolini
fuori, cani minuscoli che ringhiano al fianco di anziane che si confidano
pettegolezzi, la strada svoltava bruscamente a destra, o a sinistra, bisogna
decidere da che parte andare. Lui però andò dritto e si infilò nella vetrina di
un negozio di articoli per l'infanzia.
C'è chi mormora che, di nuovo, aveva rimandato la decisione, o più probabilmente confuso la
frizione con il freno. Fortunatamente non morì, anche se rimase in coma per due
settimane nelle quali gli venne somministrata l'estrema unzione; fu un parroco affiliato agli Hells Angels a versargli l’olio sulla fronte, imprimendo un
leggero segno della croce.
Quando lo
dimisero dall'ospedale, la prima cosa che fece fu tagliarsi i baffi, la seconda
regalare l'Harley Davidson (era un po' ammaccata ma, come si dice, a caval
donato non si guarda in bocca) al proprietario del negozio di articoli per
l'infanzia. Fu infatti grazi a lui se si salvò: col lenzuolino di una culla gli
aveva tamponato le ferite, e poi imboccato un succhiotto a forma di
pinguino per farlo stare tranquillo in attesa dei soccorsi.
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