martedì 23 marzo 2021

Pinguino

Uno era un motociclista, anche se non aveva mai guidato una motocicletta. Del motociclista, o, meglio, del biker, però non gli mancava nulla: lunghi baffi a manubrio, gilet di pelle (l’effigie di skull & bones stampata sul retro), tatuaggi sulle braccia con i simboli della Yakuza, oltre alla propensione per la birra non meno che per le scazzottate. Ma naturalmente, ciò che ne sigillava l'identità era l'amore per le moto enormi e americane; le altre le considerava adatte ai fighetti della domenica, li chiamava così.

Se qualcuno gli faceva notare l'incongruenza, rispondeva che stava mettendo da parte il denaro, era già a buon punto aggiungeva, e poi mostrava una fotografia che teneva nel portafogli: Peter Fonda a cavalcioni di un chopper dal manubrio rialzato, il casco con i colori della bandiera americana, in una sequenza di Easy Rider. Ecco, la voglio così!

Quando nessuno, neppure i familiari che annuivano a quelle credevano ormai solamente fole, pensava che avrebbe mai preso una motocicletta, fu visto rombare sul corso della piccola cittadina in cui abitava da sempre. Fiero, solenne, ritto quasi avesse un busto ortopedico, stava sopra un'Harley Davidson nuova di zecca; non era uguale a quella di Peter Fonda, ma molto gli si avvicinava.

Una volta raggiunta l’età per la pensione – fortunatamente gli furono computati anche gli anni delle molte università cambiate, senza mai laurearsi –, l’aveva acquistata con i soldi della liquidazione, dopo avere tentennato sul colore. Alla fine, si era risolto per il nero: tutta nera, con due lingue di fuoco di un rosso cangiante impresse sul serbatoio.

Al termine del rettifilo su cui si aprivano boutique di abbigliamento, bar con i tavolini fuori, cani minuscoli che ringhiano al fianco di anziane che si confidano pettegolezzi, la strada svoltava bruscamente a destra, o a sinistra, bisogna decidere da che parte andare. Lui però andò dritto e si infilò nella vetrina di un negozio di articoli per l'infanzia.

C'è chi mormora che, di nuovo, aveva rimandato la decisione, o più probabilmente confuso la frizione con il freno. Fortunatamente non morì, anche se rimase in coma per due settimane nelle quali gli venne somministrata l'estrema unzione; fu un parroco affiliato agli Hells Angels a versargli l’olio sulla fronte, imprimendo un leggero segno della croce.

Quando lo dimisero dall'ospedale, la prima cosa che fece fu tagliarsi i baffi, la seconda regalare l'Harley Davidson (era un po' ammaccata ma, come si dice, a caval donato non si guarda in bocca) al proprietario del negozio di articoli per l'infanzia. Fu infatti grazi a lui se si salvò: col lenzuolino di una culla gli aveva tamponato le ferite, e poi imboccato un succhiotto a forma di pinguino per farlo stare tranquillo in attesa dei soccorsi.

Nessun commento:

Posta un commento