lunedì 29 marzo 2010

100, o su come naufragar m'è aspro in questo mar



100. Questo è il centesimo intervento che compare nel mio blog. Inaugurato il 15 giugno 2009, quindi dopo nove mesi di vita, quasi una gestazione, Fontana con soldino partorisce il suo centesimo cucciolo.

E dunque, quale bilancio?

La prima cosa che mi viene da pensare è che ho scritto tanto, forse troppo. Non so cosa mi abbia spinto a farlo, di certo non il consenso, la tiepida curiosità dei lettori. Ma a ben guardare, non è del tutto vero.

In una sua intervista di alcuni anni fa, Aldo Nove ricordava come ci fossero importanti libri di poesia pubblicati negli anni sessanta e settanta - testi che ancora oggi disegnano il profilo di un'epoca, segnano svolte e traiettorie non ancora esaurite - la cui vendita complessiva si è limitata a una cinquantina di copie circa.

Come a dire che i lettori non arrivavano nemmeno alla somma di famigliari e conoscenti, a infilzarli tutti con lo spiedo di un abaco a stecco.

Volumi mai più ripubblicati, e di cui però si parla ancora. Che so, certi lavori di Beppe Salvia spersi in numerose riviste, che con la sua opera di generoso mentore ha inaugurato quella scuola romana da cui sono usciti Marco Lodoli, Silvia Bre, Valerio Magrelli, Claudio Damiani, Edoardo Albinati e il suo quasi omologo Eraldo Affinati.

Tutti autori importanti, che hanno contribuito a mutare la scena letteraria di questo paese. Eppure quando anche i loro testi - sofferti, pensati o ispirati dal soffio leggero delle muse - comparivano sulle pagine di Campo Pagano o delle Braci, quante copie avranno venduto?

Poche centinaia, non di più.

Ma non bisogna credere che questo dato sia da imputare all'arretratezza culturale italiana. Anche i primi romanzi di Faulkner, almeno fino a quando la sua grandezza non è stata riconosciuta e rilanciata dai lettori francesi, vendevano negli Stati Uniti poche manciate di copie, perlopiù a opera dell'autore stesso.

Da tre giorni ho inserito nel blog un contatore automatico delle visite, si trova in fondo al centro. Sono molto orgoglioso di questa cosa, perché è la prima volta che, da solo, riesco a gestire un codice html. Per mezzo del quale, la sera, posso vedere quanti contatti ho avuto durante la giornata.

Nel breve periodo in cui dispongo di questo nuovo balocco, ho riscontrato un numero di visite quotidiane che si assesta tra le 60 e le 80; o meglio 60\80 sono le pagine visitate, gli accessi veri e propri si aggirano intorno ai 50 (la mia presenza viene automaticamente stornata dal computo).

Se dunque proietto questo dato per i nove mesi trascorsi, ne ricavo che, all'incirca, 13.500 lettori devono essere passati attraverso i miei testi. Un numero enorme, a me sembra. Infinitamente superiore ai primi acquirenti dell'Urlo e il furore di Faulkner, per dire.

E però il dato significativo a me sembra che non stia tanto nella cifra, quanto nella preposizione che la segue: attraverso. Si arriva, si guarda, si passa oltre come a un mercatino di memorabilia. Sì, le mie parole su internet vengono generalmente attraversate; alcuni, più aggiornati nel linguaggio, direbbero forse "bypassate". Mentre chi acquistava le riviste di poesia di Beppe Salvia o gli incandescenti petardi di Faulkner, non bypassava. Comprava, pagava. Ma anche leggeva e pensava e cedeva all'amico, con l'impegno a una rapida restituzione.

Un'attività che lasciava scorie, insomma. Come gli alberi abbattuti dentro la foresta amazzonica, la lettura creava delle radure, piste di atterraggio per navicelle spaziali aliene.

Mai come ora, che ho un'evidenza pubblica, un'agibilità addirittura internazionale (il 15% degli utenti di Fontana con soldino provengono dagli Stati Uniti), mi sembra che l'alieno sia invece io. E cioè che il mio sforzo possegga la misura dell'irrilevanza.

Nel triste epilogo della sua esperienza all'Isola dei famosi, Aldo Busi adduceva quale ragione del suo abbandono: "Non c'è più racconto tra me e gli altri naufraghi". Ecco, il bilancio di questo centesimo soldino gettato nella fontana del mondo mi sembra che possa essere simile. Un blog rende pubblica la misura della propria irrilevanza, uno spazio in cui si racconta la sconfitta del raccontare una storia ad altri.

13.500 lettori, dunque. Bene, grazie, mi inchino e riverisco. Ma 13.500 naufraghi che passano e attraversano e con cui non c'è più racconto. Solo il leggero sciabordio di una zattera alla deriva, sempre più lontana...

4 commenti:

  1. ps - accidenti, oggi abbiamo avuto il doppio dei soldini previsti. 130 contatti. chissà cosa avrebbe detto faulkner. forse si sarebbe leccato i suoi folti baffetti... ;-)

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  2. continua così, è sempre un piacere leggere chi sa raccontare qualcosa

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  3. ho letto. Mi sembra perfetto.
    Soprattutto "Un blog rende pubblica la misura della propria irrilevanza, uno spazio in cui si racconta la sconfitta del raccontare una storia ad altri."

    Comunque bisogna considerare che il Blog, a parità del cilindro di cera, del disco 78 giri, della videocassetta VHS, sono legati al loro tempo/realtà in maniera consustanziale, ne sono determinati e lo determinano. La cosa pù importante è la loro capacita di persistenza leggibile nel tempo (non del tutto scontata, le Cinquecentine erano tecnologicamente molto superiori). Ecco perchè scritture come questa tua potranno avere importanza in futuro. In parte è quello che ti ha detto anche Yeridiani sul Blorum

    cordiali saluti

    Psalvus

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