lunedì 22 marzo 2010

Vicolo Meneghini, o su come l'opposto sia a volte lo stesso


C'è un mio amico, al Bar Piero, che tutte le volte che passa davanti ai tavolini una ragazza con una gonna lunga e fiorata e un cespuglio di capelli in testa o la treccia magari tinta con l'henné, lo vedo il mio amico che pensa a quella cosa lì. No, non a qualcosa di sessuale. Lui pensa che quella ragazza è comunista.

Intuisco il suo pensiero perché posa il bicchiere con lo spriz, sputa per terra, e poi lo riprende e lo finisce in un fiato. Ed è a quel punto che pensa ma stavolta anche dice un'altra a cosa, e questa invece è sessuale.

Non la dice, però, per via della ragazza. Bella, brutta, non fa differenza per un uomo che a più di settant'anni non ha mai cercato di infilare una dentiera tra le olivette sul bancone e il suo sorriso. Ogni dente che manca è una vita lasciata alle spalle, come i gatti di vicolo Meneghini. La dice piuttosto per via del Comunismo.

Lui, semplicemente, lo metterebbe nel culo a tutti comunisti.

E' il medesimo sguardo, solo cambiato di segno, che ritrovo nei filmati televisivi dei raduni di Comunione e Liberazione. Anche loro, quegli occhi chiari sotto la montatura sottile degli occhiali, il vociare allegro e ridere per un nulla chiamando i preti Don, hanno già deciso che non lo metterebbero o prenderebbero mai, qualsiasi cosa accada.

O come diceva Totò: a prescindere.

Così, mentre la ragazza con la gonna a fiori e l'henné dilegua verso vicolo Meneghini, il vento della val Malenco che si comprime nel carrugio tra le vecchie case, prima di essere sbuffato come un mantice sul nostro tavolino costipato dai bicchieri vuoti degli spriz, penso che la religione e l'ideologia politica somigliano in fondo a quell'imbuto di pietre.

Si racchiude il soffio della vita, il caso, l'estro del momento in un'idea soffocante e già pregiudicata di mondo, che al primo varco viene sbattuta in faccia agli altri sotto forma di starnuto. Anzi, non in faccia, ma nel culo.

Perché è proprio quando non guardi in faccia chi ti sta di fronte, o tra le gambe che si muovono morbide sotto una gonna leggera e fiorata, avendo deciso già da prima la cadenza di quel passo, l'odore osceno della pelle, che dall'infinito cilindro del possibile tu riesci a estrarre solamente due conigli: metterlo, coniglio bianco, o non metterlo coniglio nero.

Conigli rossi o con l'henné, non pervenuti.

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