domenica 14 marzo 2010

Un'illuminazione, o sul come rimanere un tiziocaio: ma in piena luce


Oggi ho avuto un'illuminazione. Ho scoperto che le lampade, per funzionare, devono chiamarsi come le donne.

Tranne una, una lampada davvero molto bella, un oggetto di design, il cui nome è decisamente maschile: Tolomeo.

Chiedo alla commessa come mai quel nome così singolare, ma lei risponde che non lo sa.

Immagino in onore di un signore greco con la barba bianca, uno zuccotto rosso e il dito indice rivolto al cielo; o almeno così viene rappresentato in un celebre dipinto rinascimentale, come Platone che cammina fianco fianco ad Aristotele, discutono, il disaccordo è palpabile; Raffaello Sanzio li presenta come due impiegati delle poste in diverbio sull'assegnazione di un rigore, durante la pausa pranzo.

Lei continua a dirmi che non sa, ma guardi che bella luce calda e avvolgente.

Nella sua opera più famosa - perché Tolomeo era un astronomo e tante altre cose, altrimenti già ci saremmo scordati del suo zuccotto rosso e il ditino alzato come un impiegato delle poste - egli illustrava ai maschi di Alessandria le ragioni per cui il Sole ruota attorno alla Terra, tutto ruotava attorno alla Terra. Con eccezione delle donne che ruotavano attorno agli uomini, anche se non sta scritto nell'Almagesto.

O in alternativa abbiamo quest'altro modello, interrompe i miei ragionamenti la commessa. Sempre della stessa marca, si chiama Tizio.

Un altro nome maschile! aggiungo io. Come quando dici un "tiziocaio" e intendi uno qualunque, non ha tanta importanza il nome, si fa tanto per dire. Ecco, tiziocaio ma senza Caio.

Sì sì, Tizio, si chiama così. Vuol vedere qualche altra tipologia? Abbiamo dei bellissimi neon a caduta modulabile. Sono in offerta.

No, grazie, sono orientato verso la prima che mi ha mostrato, quella con la luce calda e avvolgente. Mi lasci pensare un momento.

E dunque, oggi ho avuto questa illuminazione. Ho scoperto che le lampade, per funzionare, è meglio se si chiamano come le donne. Ma non sempre, non è proprio necessario.

Esiste infatti una famosa lampada che porta il nome di un astronomo del secondo secolo, fa una luce calda e avvolgente. Non è importante capire, sapere con certezza se il rigore ci fosse oppure no. Basta stare in quella luce. Calda. Avvolgente.

La stessa luce che si soffonde in un clic da quell'altra, con un nome qualunque e però sempre maschile, un nome del cavolo, come non avere nessun nome. Ma se possiedi una lampada così forse non sei più uno qualunque, un tiziocaio.

Perché quando vengono gli amici a casa tua, i conoscenti o meglio ancora i nuovi arrivati, non accendi semplicemente una luce per guardare dove metti i piedi, non andare a sbattere contro i muri. Ma una Tizio, una Caio, una Tolomeo.

Così se fossi un moscerino, magari quello della celebre poesia di Mandel'štam, penso che inizierei a girarci attorno infinitamente, a una lampada di quelle: la farei diventare il mio sole! E anche rotolando come una trottola sentirei di essere in un posto che mi spetta, al sicuro. Sentirei, sì, che l'universo mi è amico ed è lui a corrermi appresso.

Ma in fondo, con tutte le mie certezze da Tolomeo, continuerei a essere un moscerino, un niente di zanzara, un fioco ronzare di càrabi che, nel profondo gravido azzurro, implora di esser salvato dalla grazia di un nome.

Restando infine un tal dei tali, un tiziocaio senza battesimo. Che si volta di scatto quando alla fila delle poste chiamano un numero, un numero a caso che lampeggia rosso sul display, correndo a sbirciare se si tratta e finalmente di lui.

Sì signorina, aggiunga pure una lampadina a basso consumo e una prolunga da tre metri. La compro.

2 commenti:

  1. è stupendo come da un semplice acquisto possa nascere tutto ciò... Per la gioia anche della signorina

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  2. sì, la signorina era molto contenta. per quanto, nella realtà, fosse un giovanottone calvo sui cento chili. ma con un gusto molto femminile, ecco ...

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