mercoledì 24 marzo 2010

Croci bianche, o sugli effetti collaterali della persistenza informatica



C'è un racconto, è di Raymond Carver. Non ricordo con esattezza tutto ciò che accade nel testo, ma mi torna in mente la scena in cui un pasticcere tormenta con telefonate anonime una giovane coppia. L'uomo è furibondo perché gli hanno ordinato una torta di compleanno da decorare con una nave spaziale, non più ritirata successivamente. Ignora che il bambino a cui la torta era destinata, il loro unico figlio di una decina d'anni circa, è morto poco dopo quell'ordinazione, investito da un'automobile mentre stava andando a scuola seguito dal suo cagnetto.

Nel film che Altman ne ha ricavato, Jack Lemmon fa la parte del nonno un po' cazzone e contapalle. Quando sento la parola incredulità - non è un termine dal significato intuitivo, ci metto sempre un po' a metterlo a fuoco - mi aiuta la memoria del suo personaggio, una vedetta immobile a fissare il nulla dalla vetrata di una saletta in ospedale, la luce abbagliante del neon. Ancora non consce l'esito dell'operazione con cui si tenta di salvare il nipote, prova a scherzare con un coppia di latino americani, anch'essi in attesa del referto di un delicato intervento chirurgico. Quindi lo sguardo di Jack Lemmon incontra quello del padre del bambino, suo figlio, a cui hanno appena comunicato di aver perso il proprio figlio.

Ed è come assistere a un fulmine che colpisce la cima di un albero e poi discende a essiccare le radici, o al nastro girato all'inverso di una gara d'atletica a staffetta. L'ultimo concorrente restituisce il testimone al precedente e così via, fino a che si ritorna ai blocchi di partenza, i muscoli della schiena inarcati come tanti feti in bilico sopra ai polpastrelli. La gara non è ancora cominciata ma per noi ha perso qualsiasi interesse, sappiamo già il risultato. E spegniamo il televisore.

Il pasticciere continua nel frattempo con le sue telefonate d'insulti, la nave spaziale, la rabbia per il lavoro che gli è costata, a rendere le sue parole tanto più oscene in quella situazione drammatica. Ci ripensavo navigando dentro uno di questi siti web in cui ti viene promesso l'incontro con la tua anima gemella. Verso luoghi del genere - che si chiamano Meetic, Parship, Friendscout24, nomi così, come uno scooter o una nuova palestra con idromassaggio - verso di loro non provo alcuna aristocratica diffidenza. Arriverei addirittura a ipotizzare che rappresentino un'attualizzazione tecnologica della figura eterna del desiderio, che cresce nel terreno umido dell'omissione. Perché è solo nell'assenza, o meglio nel differimento della presenza, anticipata in forme rituali e mitiche, che si può innestare il semino immaginale del oggetto desiderato: uno a caso, non importa, purché venga percepito come necessario. Lo stesso di Pinocchio quando, tramite la mediazione del Gatto e la Volpe, fantastica di alberi colmi di monete d'oro. Ma però, riflettevo: cosa succede quando muore qualcuno degli iscritti?

I responsabili web non ne sono certo al corrente, l'iscrizione è spesso gratuita, il servizio ad oltranza. Leggo ad esempio che Meetic ha 3.200.000 iscritti solamente in Italia. Considerata l'età generalmente ridotta degli utenti, dobbiamo immaginare un tasso di mortalità piuttosto basso. Vogliamo fare anche solo un morto all'anno ogni 2000 persone?

Significa che, dentro Meetic, solo l'anno scorso abbiamo avuto 1.600 morti.

I cui profili sono però ancora completamente vivi e vegeti. Ramona76, 33 anni, segno della bilancia. Le piacciono gli sport estremi, le canzoni di Gianluca Grignani e la Nutella. Ricerca un uomo tra i 27 e i 40 anni che abiti dalle parti di Rovigo. E che sia single no perditempo, ci siamo capiti...... Lui rilegge da capo, il testo è pieno di puntini di sospensione, e il cuore gli si riempie di speranza. Va beh, non è proprio di Rovigo... ma insomma, con la Golf turbo diesel, finito il lavoro al colorificio, schiacciando a palla fanno 35 minuti. Se non c'è traffico.

Ex paracadutista, moro, muscoloso. Jack22 sembra possedere davvero tutti i requisti. Mentre Ramona76 gli sorride ogni minuto con più convinzione, inizia a pensare a cosa scriverle. Qualcosa che le faccia capire che anche lui è uno sportivo, vediamo... Un giorno - domenica o mercoledì pomeriggio, meglio, quando ha una mezza giornata libera - potrebbero perfino andare a fare snowboard assieme, come nella fotografia che Ramona76 ha inserito nel suo profilo. Non è sulle nevi, no, forse un negozio di articoli sportivi o lo stand di un grande magazzino. Lei stringe la tavola con una mano e con l'altra cinge la vita di un uomo, che l'abbraccia da sopra e intanto fa le corna a una terza persona, tagliata dall'inquadratura. Chi cazzo sarà quell'uomo che abbraccia Ramona76?

Jack22, per poterla contattare, esegue dunque il pagamento richiesto come utente premium. Fanno 19 euro al mese, per tre mesi. Rinnovamento automatico addebitato su carta Visa. Le scrive quindi di slancio (Ehi, ciao, come butta? Già si è scordato il riferimento allo snowboard), senza però ottenere risposta. Ci ritenta una seconda volta, con una frase più articolata, più studiata: un copia-incolla dal testo di una canzone di Grignani, che ha trovato attraverso una breve ricerca con Google. Ma anche in questo caso non riceve nessun cenno da lei. Alla terza volta rivede con occhi diversi la fotografia - osservando meglio, gli pare che lo scatto sia preso all'interno del Carefour e che lei porti un reggiseno imbottito. Gli viene così un dubbio.

Come quando Holden Caulfield, nel romando di Salinger, si chiedeva dove finissero le anitre del Central Park, quando d'inverno ghiaccia l'acqua dello stagno.

Jack22 parte allora con gli insulti. Si crederà mica che uno come lui si trovi tanto facilmente, magari da Carefour; e tra parentesi tiene pure un nome di minchia: Ramona, in palestra me ne carico cento così; paffute e biondastre ma senza tette, labbra sottili come ciabatte con l'infradito. E poi cosa c'avrà da sorridere tutto il tempo, con quello snowboard che non è nemmeno l'ultimo modello - sì e no di tre anni fa -, abbracciata a un tappeto rasato alla maniera dei calciatori; santa grazia che gli ha spennarellato la faccia per non farlo riconoscere, ma avrà una faccia di minchia pure lui, e glielo lo dice, le scrive anche questo e tutta la rabbia che gli cola dentro la gola, senza punti, né virgole, è un fiume in piena. Jack22.

Poi si dimentica di lei e inserisce una nuova ricerca avanzata. Donna, età tra i 25 i 35 anni, statura minimo un metro e 65. Qualsiasi località va bene, purché in Veneto o Emilia Romagna. Intanto Ramona76 continua a sorridere con il suo snowboard del penultimo modello, il calciatore in miniatura che l'abbraccia e fa le corna da Carefour. Piccoli scherzi tra amici, solite cose. Sorridere, abbracciare, davvero niente più che la normale forfora dei giorni, che si posa sul bavero del mondo. Come fare dunque a riconoscerli? 1600 solo in un anno, solo su Meetic. E sono ancora lì, che ci guardano, che ci invitano. Sussurrandoci cose come "mi piacciono gli animaletti teneri e le coccole" o "niente uomini calvi e quattrocchi, alla larga gli intellettuali, solo gente di un certo livello e con fotografia".

Fotografie, già. Immagini.

Come quella del sacrario di Redipuglia, costruito nel 1938 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Sui gradoni alle spalle del monolito in porfido, che sovrasta i resti del Duca d'Aosta, sono contenute le 39.857 spoglie i cui resti sono stati riconosciuti, accompagnate da una lastra di bronzo identificativa. Più indietro, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, le salme dei 60.330 caduti senza nome, o il sorriso di una vecchia fotografia seppiata: solo un mucchietto di ossa e una croce, simile alla X che si traccia sui quadretti della battaglia navale. 100.187 crocette in tutto, dunque. Colpiti e affondati dal fulmine della Grande Guerra.

Infinitamente meno di quanti sono rimasti sul campo di Meetic e dei suoi numerosi omologhi internazionali. Le salme sono ancora lì, non sono mai state rimosse, non volano via d'inverno come le anatre del Central Park. Si accumulano. Ci inciampano, così, ogni giorno, i vari Jack22. Simili in questo a tanti pasticceri che decorano una nave spaziale di marzapane, un missile morbido e dolce con cui un giorno scappare via, continuando a porgere desiderosi il loro ciaoooo con molte o, a spedire sbandate a dei fantasmi, rompighiaccio, ehi, sei carina, ma la foto è recente, non sarà mica di una tua amica, neh?

E infine i loro sbotti, brutta stronza, scema, ma va va va... che credi d'avercela solo tu?!

6 commenti:

  1. hai citato il Grande, il paragone ci sta tutto anche se alla fine del racconto "Una cosa piccola ma buona" il pasticcere e la famiglia si incontrano, si chiariscono, condividono il dolore e mangiano... Nella persistenza informatica tutto resta su un piano virtuale e non saprai mai il perchè.

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  2. ma ci sono anche tante teste che pensano, tra tanti ramighi e girovaghi: c'è chi "salva" una vita altrui, magari a 300 km di distanza, magari per un gioco cominciato per finta. E' un modo anomalo di essere vicini agli altri, ma, anche questo - se fatto con criterio "umano" -puo' portare lontano.
    Anche a "Ulisse" sarebbe piaciuto poter contattare "Penelope", - di tanto in tanto - invece di non saper più nulla di lei, per anni.
    Sarebbe stata diversa, preferibile (?) la sua avventura, con internet?
    Bisognerebbe chiederglielo.

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  3. "Arriverei addirittura a ipotizzare che rappresentino un'attualizzazione tecnologica della figura eterna del desiderio, che cresce nel terreno umido dell'omissione, in cui può così innestare il semino immaginale del suo oggetto, come Pinocchio fantasticando alberi colmi di monete d'oro." ... esatto ... desiderio malato di perfezione, che non è cosa di questo mondo ... il mondo è fatto di pasticcieri e famiglie impacciate che si incontrano, si chiariscono, mangiano e condividono il dolore ... anche le gioie, però!

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  4. P.S. Indubitabilmente scrivi molto bene :-)

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    1. ti ringrazio Alessandra, in particolare per l'avverbio: "indubitabilmente", mica capita tutti i giorni che qualcuno sospenda il dubbio su di te... ;-)

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  5. P.P.S. O forse no, forse il mondo è fatto di gioie e dolori che non si incontrano mai ... e croci bianche ... o tutte queste cose assieme ... o altro ancora ... !

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