mercoledì 17 marzo 2010

L'essenziale è visibile agli occhi


Sto fissando da dieci minuti una fotografia a colori di Jan Twardowski.

Più la guardo, mi concentro su questa immagine digitale, più si rafforza in me un dubbio insinuante: porta una parrucca ...?

Cosa che non modificherebbe di una virgola la considerazione che potevo avere su di lui. Anche perché conosco davvero poco dell'opera e della biografia di questo grande poeta polacco. Nato a Varsavia il primo giugno 1915; morto, sempre a Varsavia, il 18 gennaio 2006.

Tra il corpus poetico che lo accredita come uno dei più importanti poeti polacchi del Novecento, mi imbatto in pochi versi scovati casualmente su Facebook. Scrive Jan Twardowski:

Affrettiamoci ad amare le persone se ne vanno così presto
di loro restano un paio di scarpe e un telefono muto
solo l'inessenziale come una mucca si trascina
l'essenziale è così rapido che accade all’improvviso
poi il silenzio normale perciò insopportabile
come la castità che nasce dalla disperazione
quando pensiamo a qualcuno dopo averlo perso.

Sì, porta una parrucca.

Fateci caso anche voi. Il passaggio dall'imbiancatura delle tempie al castano giovanile del piccolo ciuffo sulla fronte, è brusco. Anche l'attaccatura non è evidente, coperta, sospetta. Infine la concentrazione di capelli intorno alla rosa centrale, che somiglia a quella di una bambola.

Sono tutti sintomi convergenti di un toupè.

Oltre che poeta di fama internazionale, Jan Twardowski è stato un sacerdote cattolico. Anzi, è stato soprattutto un sacerdote: "he was a famous Polish poet, but, as he said of himself, he was a priest (of the Catholic Church) first of all", come ricorda la breve scheda di Wikipedia nella sua versione anglosassone; sul sito in lingua italiana non vi è alcun riferimento su di lui.

Un poeta, un sacerdote, un uomo con una parrucca. Forse, una parrucca. Più avanti, continua la stessa poesia:

Non essere sicuro di aver tempo poiché la sicurezza e' malsicura
ci toglie sensibilità come ogni fortuna
arriva in coppia come il pathos e l’humor
come due passioni sempre più deboli di una sola
e se ne vanno da qui così veloci tacciono come il tordo in luglio ...

Credo di non aver molto altro da aggiungere, mi sento come il tordo in luglio. Fiacco per il convergere di emozioni, sempre più deboli di una passione sola. Malsicuro come la sicurezza. Quella, ad esempio, che un sacerdote e un poeta non dovrebbero badare a cose frivole e vezzose come una parrucca.

E invece non è affatto così. Era anche questa una convinzione che toglie sensibilità, lo stesso di ogni fortuna che arriva in coppia come il pathos e l'humor. In fin dei conti, davvero, che cazzo ne so io delle ragioni per cui un uomo si cala sopra la testa la peluria brunita di una bambola.

Affrettiamoci ad amare le persone, sì, se ne vanno così presto.

Ma non è vero che l'essenziale è sempre rapido, accade all'improvviso. Più spesso di quanto si creda, nel passo greve di una mucca che si trascina, il campanaccio che ne accompagna il procedere stanco come un rintocco funesto, si nasconde molta più essenza di quanta si riesca a cacciare dentro una poesia.

L'essenziale è visibile agli occhi.

Ed è per questo che gli uomini, anche quelli grandi, immensi, santi, lo nascono a volte con un toupè.

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