mercoledì 30 giugno 2021

Carnevale permanente

 

Osceno, cosa è osceno? E come si è trasformato, negli anni, il concetto di osceno?

Mi facevo queste domande dando una rapida scorsa alle migliaia di pompini pubblicati su YouPorn, con sborrata in faccia finale e sperma che cola mescolandosi al mascara dagli occhi di ragazzine che sorridono inermi, come chi abbia appena ritirato la pagella con un bel voto in condotta.

Immagini a tutti accessibili, dunque sono in scena continuavo a riflettere, hanno smesso di essere o-scene, e cioè, seguendo la pseudo etimologia del termine inaugurata da Carmelo Bene, l'osceno non corrisponde a ciò che è sessualmente scabroso, o meglio non vi corrisponde più. Un'identità che valeva nel secolo scorso e ancor più due secoli fa, in epoca cosiddetta vittoriana, quando venivano ricoperte anche le gambe delle poltrone giudicandole una subdola metonimia del corpo umano, in grado di turbare i sensi.

A essere sorvegliate, ora, non sono però le opere di falegnameria e piuttosto le parole: chi le utilizza in modo difforme da una sorta di dettato medio (chiamiamolo pure politically correct) viene immediatamente posto fuori scena, messo a sedere a bordo campo come avviene nelle penalità del gioco dell'hockey, da cui i social network hanno forse tratto ispirazione –hai scritto qualcosa di sconveniente su Facebook? In panchina per una settimana, così ti impari a stare più attento!

Solo a chi mette in scena e concerta la comunicazione – chiamiamolo pure il Potere, per quanto disseminato in forme apparentemente umili e democratiche, come Lupo de Lupis che è lupo, sì, ma pure tanto buonino – è consentito un uso libero e autonomo del linguaggio, che in un certo senso viene fondato proprio a tale occulto livello discorsivo, Lacan lo chiamerebbe le Grand Autre.

Ne ricaviamo che chi sta al centro della scena pubblica è sempre corretto, mentre a chi sta ai margini è consentita la sola funzione di eco confirmatoria, altrimenti diviene osceno. E le numerose trasgressioni satiriche – penso a Fiorello, Crozza & C. – come classificarle allora, in fondo si prendono gioco proprio della lingua del Potere?

L'impressione è che, più che giullari intenti a scoprire la statua della Verità dalle sue numerose velature, siano l'equivalente di un eterno carnevale, in cui per mezzo di una trasgressione soft il limite viene continuamente rimarcato; ricordano in questo caso un diverso sport: il tennis, e in particolare la ripulitura delle linee bianche nei campi in terra rossa, mentre i giocatori prendono fiato tra un game e l'altro, un giocatore cinese si mangiava nel frattempo una banana. L'arbitro può così vedere meglio e sanzionare l'errore, e il Potere appare tollerante, illuminato il sovrano.

Tocca così rimpiangere i tempi in cui, per essere corretti, conformi a quello che veniva allora chiamato il Sistema, all'uomo medio bastava vestire Facis o Marzotto. Era tutto molto più limpido e onesto, un conformismo dal volto umano.

1 commento:

  1. Sulla tua ultima nota mi è venuto in mente Il Male con la foto di Moro male in arnese prigioniero delle BR e sotto la didascalia "Scusate, abitualmente vesto Marzotto". Altro che Crozza & c. ..
    Comunque mi hai fatto innamorare col tuo "Dottore in niente". Eravamo allo stesso banco magari. ;)

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