Osceno, cosa è osceno? E come si è
trasformato, negli anni, il concetto di osceno?
Mi facevo queste domande dando una
rapida scorsa alle migliaia di pompini pubblicati su YouPorn, con sborrata in
faccia finale e sperma che cola mescolandosi al mascara dagli occhi di
ragazzine che sorridono inermi, come chi abbia appena ritirato la pagella con
un bel voto in condotta.
Immagini a tutti accessibili, dunque
sono in scena continuavo a riflettere, hanno smesso di essere o-scene, e cioè, seguendo la pseudo
etimologia del termine inaugurata da Carmelo Bene, l'osceno non corrisponde a
ciò che è sessualmente scabroso, o meglio non vi corrisponde più. Un'identità
che valeva nel secolo scorso e ancor più due secoli fa, in epoca cosiddetta
vittoriana, quando venivano ricoperte anche le gambe delle poltrone
giudicandole una subdola metonimia del corpo umano, in grado di turbare i
sensi.
A essere sorvegliate, ora, non sono però
le opere di falegnameria e piuttosto le parole: chi le utilizza in modo
difforme da una sorta di dettato medio (chiamiamolo pure politically correct) viene immediatamente posto fuori scena, messo
a sedere a bordo campo come avviene nelle penalità del gioco dell'hockey, da
cui i social network hanno forse tratto ispirazione –hai scritto qualcosa di
sconveniente su Facebook? In panchina per una settimana, così ti impari a stare
più attento!
Solo a chi mette in scena e concerta la
comunicazione – chiamiamolo pure il Potere, per quanto disseminato in forme
apparentemente umili e democratiche, come Lupo de Lupis che è lupo, sì, ma pure
tanto buonino – è consentito un uso libero e autonomo del linguaggio, che in un
certo senso viene fondato proprio a tale occulto livello discorsivo, Lacan lo
chiamerebbe le Grand Autre.
Ne ricaviamo che chi sta al centro della
scena pubblica è sempre corretto,
mentre a chi sta ai margini è consentita la sola funzione di eco confirmatoria,
altrimenti diviene osceno. E le numerose trasgressioni satiriche – penso a
Fiorello, Crozza & C. – come classificarle allora, in fondo si prendono
gioco proprio della lingua del Potere?
L'impressione è che, più che giullari intenti a scoprire la statua della Verità dalle sue numerose
velature, siano l'equivalente di un eterno carnevale, in cui per mezzo di una
trasgressione soft il limite viene continuamente rimarcato; ricordano in questo caso
un diverso sport: il tennis, e in particolare la ripulitura delle linee bianche
nei campi in terra rossa, mentre i giocatori prendono fiato tra un game e
l'altro, un giocatore cinese si mangiava nel frattempo una banana. L'arbitro
può così vedere meglio e sanzionare l'errore, e il Potere appare tollerante,
illuminato il sovrano.
Tocca così rimpiangere i tempi in cui,
per essere corretti, conformi a quello che veniva allora chiamato il Sistema, all'uomo medio bastava vestire
Facis o Marzotto. Era tutto molto più limpido e onesto, un conformismo dal volto
umano.
Sulla tua ultima nota mi è venuto in mente Il Male con la foto di Moro male in arnese prigioniero delle BR e sotto la didascalia "Scusate, abitualmente vesto Marzotto". Altro che Crozza & c. ..
RispondiEliminaComunque mi hai fatto innamorare col tuo "Dottore in niente". Eravamo allo stesso banco magari. ;)