mercoledì 2 giugno 2021

E se Facebook fosse una mela? o su conformismo e formazione

 


È sempre interessante osservare il funzionamento di Facebook. Se un post, appena pubblicato, viene subito letto e timbrato con un pollicione blu, questo post viene rilanciato con maggiore vigore dal famigerato algoritmo, e quindi letto e timbrato da un numero sempre maggiore di persone. Diversamente, sbagliando l'orario di pubblicazione o ancora peggio dimenticando di fare il simpatico, il battutaro, il cazzone, oppure di essere polemico, ruffiano, lillipuziano, gnomico, sul pezzo, sentimentale, politicamente corretto (mi raccomando le quote rose e i palestinesi), amante dei bambini, o, meglio, delle cose buffe che dicono i propri bambini, quelle che fanno i gattini e, ma questo vale solo per le donne, eroticamente ammiccante (mi raccomando le foto mentre andate in bicicletta con un abitino di cotone a fiori), l'algoritmo di Facebook è come se accantonasse il tuo post in attesa di tempi migliori, rilanciando quelli caratterizzati dai contenuti sopracitati, che immediatamente fanno breccia.

Il risultato è che davvero il mezzo diviene il messaggio, secondo la felice intuizione di Marshall McLuhan. Ma ciò che io trovo inquietante è che la stessa dinamica di marginalizzazione preventiva dell'eccentrico  eccentrico in senso letterale, fuori centro, da non confondere con la bizzarria, sempre gradita in quel carnevale esteso che sta divenendo il mondo , l'eccentrico è a ogni livello confinato, seguendo la medesima strategia di ratifica delle scorciatoie del consenso, che come una valanga monta il successo per autogenesi cumulativa.

Pensiamo all'editoria, un tempo la circolazione di un libro era determinata dai giudizi lusinghieri della critica, ora sostituiti dalla collocazione nella classifica di vendita; viene seguita anche dai librai più pigri per indirizzare l'acquisto: prenda un Carofiglio appena sfornato, è secondo in classifica, vedrà com'è soffice e ben cotto, non resterà deluso. Ma a questo modo chi vende subito continuerà a vendere sempre più, non c'è nemmeno un complotto alle spalle, sono i lettori a stabilire la loro sorte. Potremmo dire con un gioco di parole che il con-formismo ha sostituito la formazione, che ha la necessità di un procedere lento e meditato.

Sensazione dunque, rapporto stimolo risposta, behaviorismo da slogan pubblicitario, in cui i pubblicitari che determineranno la sorte dei prodotti sono gli stessi consumatori. Se vogliamo che i nostri post vengano letti e i romanzi pubblicati, facciamoci allora una domanda: chi sarà il primo a leggerli, a che ora aprono le librerie? Perché nel primo boccone, come per Adamo ed Eva con la mela, è già compreso il destino del frutteto.

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