domenica 4 luglio 2021

La vita è adesso

 


Sto ascoltando la radio mentre mangio una fesa di tacchino senza contorno, ci ho spalmato solo un poco di maionese, era già cotta ed è bastato trasferirla dal frigorifero al piatto. L'unico accompagnamento è così quello offerto dalle note di una canzone di Claudio Baglioni, l'anno era il 1985, me lo ricordo bene perché avevo appena terminato la maturità e stavo andando a Rimini con il mio amico Guido, due Guidi su una Mercedes 200 bianca del 1974, con il bombolone del gpl che si prendeva tutto il baule. Ma ciò che serviva avrebbe potuto stare in un fagotto, e nell'autoradio da cui usciva una voce cartavetrata, che cresceva, cresceva, ogni acuto sembrava raggiungere la vetta e invece cresceva ancora. La vita è adesso, strillava. La vita è adesso ripete ancora. Al ritorno la prendemmo larga e passammo da Firenze. La notte prima, il 7 settembre, il mostro aveva massacrato una coppia di turisti francesi a San Casciano, e così dormimmo in auto ma in un parcheggio a pagamento, sorvegliati (così stava scritto) da due reduci della seconda guerra mondiale. Quando uno dei due, zoppicando, si avvicinò all'auto dove stavamo rannicchiati, pensammo: Ecco, è finita. Il mostro! Invece voleva solo offrirci un po' di acqua fresca da una borraccetta di metallo. Perché la vita è adesso, nella sete del corpo. Al mattino visitammo il centro storico, una foto su Ponte Vecchio richiesta da due ragazze canadesi – can you take a picture of us? – o forse furono loro a scattarla a noi, un trucchetto da quattro soldi per abbordarle. Non mi feci mancare, in una boutique su via dei Tornabuoni, una felpa Stone Island di cui sventolare la pecetta in discoteca, la rosa dei venti simbolo del marchio come una bandiera bianca di resa, con cui congedarsi dalla rabbia che aveva insanguato il decennio precedente. Quindi partimmo alla volta di Pisa, dove ci si presentò un dilemma: con le poche lire rimaste prendiamo il biglietto per salire sulla torre, oppure un giornaletto pornografico nell'edicola di fronte? In copertina campeggiava l'immagine di Ilona Staller assieme al suo pitone, accompagnata dalla scritta: Cicciolina, assistente sociale di cazzi bisognosi. Scegliemmo ovviamente Cicciolina. Scegliemmo il bisogno immediato del basso ventre, il pungolo degli ormoni, la vita è adesso. Per i marmi sbilenchi della storia ci sarebbe stato ancora tempo. E invece non ci sono mai più andato, sul cucuzzolo della torre di Pisa. Ho cinquantacinque anni e sto mangiando una fesa di tacchino fredda spalmata di maionese. Dai piani sotto del condominio vedo risalire una bolla di sapone, quelle che da bambini si ottenevano soffiando in un cerchietto di plastica con un gambo, serviva per intingerlo nel liquido vischioso contenuto nel tubetto. Si muove piano nell'aria tiepida della sera, è indecisa dove andare, sembra non possedere una direzione e accontentarsi delle carezze di un vento leggero, il piacere svagato dell'adesso, a coincidere con la vita. Credo si riferisse a qualcosa di simile Carl Gustav Jung, quando parlava di sincronicità. Ma, nel frattempo, la canzone di Baglioni è terminata, e la bolla è esplosa senza emettere alcun suono, solo nei fumetti viene accompagnato il disparire con un puff. Alla radio, una stazione di solo musica Italiana, è subentrata Donatella Rettore, dammi una lametta che mi taglio le vene, mi faccio meno male del trapianto del rene, dammi una lametta, dammi... La vita era.

 

3 commenti:

  1. Accidentolina.. memorie e attualità in un epico scontro di civiltà.. ricordo che non andammo neanche noi sulla torre di Pisa: costava uno sproposito e barattammo la visita con una cena. E non era certo fesa di tacchino frigoriferata. I deja vu esistono, eccome, come i corsi e i ricorsi, e le coincidenze. Ora sono nella curva bassa. Ma risaliremo.

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    1. Dici? Come rileva il grande Freak Antoni, quando tocchi il fondo, io penso, è il momento di iniziare a scavare...

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