domenica 20 giugno 2021

I nomi e le cose

 


Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg, nipote di Leone Ginzburg e Natalia Levi, meglio nota come Natalia Ginzburg, scrive su Facebook di essere orgogliosa di "provenire da una famiglia dove nessuno mai ha mosso un dito per aiutare un familiare per motivi di lavoro. Dove tutto quel che si raggiunge (o non si raggiunge) e’ frutto unicamente di se’ stessi, del proprio impegno e talento individuale."

Ho letto più volte questo post, pensando che ci fosse un errore e le sue parole fossero una citazione; che so, da Aldo Busi, cameriere in giro per l'Europa per trovare una voce autoriale ma soprattutto i soldi per acquistare qualche libro, di cui la libreria di casa era sfornita; ammesso che una libreria vi fosse su cui posare i centrini ricamati.

Invece no, Lisa Ginzburg è davvero convinta che nascere con un pedigree intellettuale sia lo stesso che nascere meticci, dovendosi inventare da soli il nome della propria razza. E così mi è venuto in mente quando, anni fa, dovevo pubblicare un libro di poesie con la prefazione di Valerio Magrelli. Alcuni mesi prima Valerio Magrelli mi aveva intervistato per Avvenire –lui me, non io lui, quello che si dice il mondo all'incontrario –; c'eravamo stati subito simpatici e ci sentivamo di tanto in tanto.

Senza quella conoscenza e quella prefazione, a nessuno sarebbe venuto in mente di pubblicare le mie poesie; e nessuno, in effetti, le ha mai pubblicate, già che dopo averle rilette ho chiamato Magrelli: "Valerio, non se ne fa più nulla. Come poeta io non valgo un cazzo. Va bene così, grazie comunque."

Ora io non voglio insinuare che Lisa Ginzburg, come scrittrice, valga quanto me come poeta, ma certi cognomi in certi ambienti sono molto più di un dito mosso: sono un'intera mano, un braccio, un esercito di bicipiti; non hai nemmeno bisogno di una persona meravigliosa come Valerio Magrelli per scriverti una prefazione, il tuo cognome è già una prefazione.

Ecco, volevo dire solo questo. Lisa Ginzburg continua a essermi molto simpatica, ha un bellissimo sorriso e la trovo anche brava in ciò che fa. Ma a volte dà l'impressione di essere uscita da un film di Ken Loach, di provenire dai quartieri spagnoli delle lettere e non dal barrio alto. In fondo basterebbe dire: grazie, sono una privilegiata, sono nata con la camicia anche se ho poi saputo trasformarla in aquilone, con la complicità involontaria di quel vento che si chiama famiglia Ginzburg.

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