La stupidità è un fantasma ubiquo e trasversale, lo ricordavano Fruttero e Lucentini in un aureo libretto sulla prevalenza del cretino, si intitolava proprio così. Già dal titolo si ricava che, cretini, si trovano a tutte le latitudini del sapere, anche (se non soprattutto) nei cattedratici. Questo non dovrebbe però indurci a credere che le persone cosiddette semplici siano migliori. Ma cosa significa, in campo umano, nei talk show, una parola che viene continuamente tirata in ballo, sia in forma di aggettivo che di sostantivo brandito come un randello: semplice, semplicità?
Semplificando il semplice, potremmo vedere la semplicità
come congruenza al proprio ambiente, tanto fisico quanto storico e sociale. La
semplicità produce dunque ottime persone in epoche virtuose. Socrate era la
semplice espressione di un tempo complessissimo, e il daimon da cui diceva essere guidato rappresentava la sua speciale
intelligenza, frutto di una resa alla sensazione (più che al concetto) da
seguire per portarla alle sue logiche conseguenze.
Ma in un'epoca degradata come la nostra, i semplici, i congruenti, diventano purtroppo anche i peggiori. E ancora una
volta basta sbirciare dentro un social network per farsi un'idea. Una persona
semplice non scrive più la mia mucca ha
partorito un vitellino questa notte e io sono felice, ma ehi, raga, qualcuno sa consigliarmi un buon
tatuatore, voglio farmi lo stesso tatuaggio di Fedez.
Magari la prima voce che ci giunge da un'ideale cascina primo
novecentesca, come quella messa in scena da Ermanno Olmi ne L'albero degli zoccoli, non era più
intelligente della seconda. Ma la sua sintonia al trascorrere lento delle
stagioni, le nascite, le morti, il latte appena munto da spartirsi con il
vitellino, aggiungeva bellezza a un mondo già incantato, che col suo ignaro protendersi
sulle cose si consegnava agli orrori della prima guerra mondiale. Mentre la
seconda voce è già parte dell'orrore, un orrore che, come scriveva Ingeborg
Bachmann, non deve neppure essere dichiarato, ma proseguito su Facebook. Un
orrore quotidiano a cui con queste parole sto contribuendo.
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