Mi ha suscitato un
sorriso ma anche molta tristezza, lo spot pubblicitario con la bambina che
insegna ai coetanei le buone maniere: "Prima dovete chiedere per piacere,
e poi, ricordatevi, sempre dire grazie!" Un sorriso perché le buone
maniere sono una cosa importante, e il fatto che della bontà rappresentino in
fondo solo l'involucro, la maniera appunto, non ne sminuisce il valore: anche
la sposa non coincide col suo abito bianco, e però dopo averlo indossato
quanto diventa più bella!
Ma è subentrata in
seguito la tristezza, perché, ho pensato, una comunità umana che ha bisogno di
promuovere le buone maniere pubblicamente, denuncia l'implosione di quel
sistema testimoniale che si chiama famiglia, dove le buone maniere venivano
apprese in uno scambio privato di parole e soprattutto esempi, per continuità
generazionale. Mentre questi bambini che in tivù si insegnano le buone maniere
uno all'altro, ci restituiscono tra le righe un verdetto senza appello: voi
genitori moderni, progressisti, che giocate a calcetto e fate corsi di pilates e saltate ai concerti insieme a noi, a culetti sodi magari ve la cavate ancora, ma
come genitori non valete un cazzo.
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