Uno lo chiamavano Maradona e sembrava contento. Non
che ci credesse per davvero di essere Maradona, ma quando qualcuno lo chiamava
col suo vero nome, che poi era Armando, lui rispondeva: “Armando come Maradona”,
e poi iniziava a correre mimando le finte del campione argentino nel dribblare
gli avversari.
Una frenetica attività fisica che ci porta a immaginarlo atletico e magro, ma così non era e al contrario il suo aspetto era piuttosto corpulento, diciamo pure grasso. Forse perché, nei pochi momenti in cui non correva, mangiava Pocket Coffee, di cui pare
fosse particolarmente ghiotto. Non aveva nemmeno bisogno di acquistarli, le
persone glieli offrivano di continuo, per poi osservarlo mentre se li infilava
in bocca senza scartare l’involucro, che sputava al termine di una paziente ruminazione in un gesto che faceva ridere chi gli aveva offerto il cioccolatino. Per tale ragione non ne rimaneva mai sprovvisto.
Un giorno, era ancora giovane anche se non si è mai
capito quanti anni avesse di preciso, né la sua provenienza, Maradona era
morto. Per l’esattezza era esploso, ricoprendo le persone che gli stavano
attorno e gli lanciavano Pocket Coffee – mangiane un altro Maradona, facci un dribbling Maradona! – del
contenuto delle sue viscere, e cioè caffè e cioccolato mescolati in una
poltiglia informe. Si dice, si racconta ancora adesso a distanza di anni, che nel depositarsi sugli abiti dei presenti si era immediatamente trasformata in
merda.
C’è però anche chi insinua che questa sia una storia
inventata, e Maradona ancora adesso stia correndo e trangugiando Pocket Coffee
da qualche parte.
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