martedì 27 aprile 2021

Invisible Monsters

Ieri ho scritto su Facebook un post sui giovani che è stato schifato da tutti. Bene, mi piace quando vengo schifato, significa che sono sulla strada giusta, in un medium-messaggio che per sua natura fa schifo. Insisterò allora sull’argomento, nella speranza di risultare ancora più sgradito.

I giovani, si diceva. Se la società fosse un congegno quale probabilmente è, i giovani ne rappresenterebbero la propaggine estrema, mossa, anche se non determinata (stiamo parlando di un congegno sul modello della cibernetica), da ingranaggi anteriori. Sono insomma quello che si dice l'ultima ruota del carro, ma per attualità metaforica aggiorneremo il carro a camion, anzi autotreno, visto che quella dell’Occidente è una lunga e auto-articolata storia, una soria in cui io so io e voi  i barbari, gli africani, gli altri  nun siete un cazzo. E mi pare evidente: l’autotreno è guasto, un autotreno guasto che passa correndo lungo la statale con un carico di sale, come cantava Francesco De Gregori in un album del 1992.

Dal momento che il motore non è visibile, richiuso com'è dentro al cofano – non ho mai capito dove sia il cofano in una motrice, ma immagino ve ne sia uno –, possiamo però cogliere solo il movimento delle ruote, il loro spostarsi ondivago tra le corsie, viene il dubbio che il conducente sia impazzito oppure abbia bevuto, per restare all'opera di Francesco De Gregori. Ma cosa potevamo aspettarci da una società che ha eletto il motto va dove ti porta il cuore a proprio navigatore satellitare, spesso confondendo cuore e minchia, in un mondo di nani sono lì a pochi centimetri, e lascio da scovare di quale canzone si tratti nel caso.

Questi enigmatici e, almeno a me, vagamente ripugnanti sedicenni di cui ho scritto – con o senza mascherina, cambia poco –, sono dunque il postremo effetto di un albero motore mosso da adulti ancora più ripugnanti, che stanno rinchiusi al calduccio dei cilindri a guardarsi l’ultima serie di Netflix, dopo avere iscritto i figli a ogni cazzo di corso a disposizione: corsi di inglese, ovviamente, ma anche calcio, calcetto, karate, nuoto, scacchi, oboe, danza del ventre, blow job, qualsiasi corso meno quello che sarebbe davvero utile, ossia come aggiustare un autotreno che va in pezzi.

In ogni caso, non sarà stato del tutto inutile: col ritorno delle zone gialle e i figli fuori dai coglioni, divano e tivù sono nuovamente tutti per loro, mostri dal telecomando in pugno e le pantofole per non rigare il parquet. E quei mostri generatori di mostriciattoli, a scanso equivoci, siamo noi.

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