mercoledì 21 aprile 2021

Cervi in autunno, o sullo scrittore mondo



Lo scrittore è un mendicante. Lo scrittore è diventato un mendicante, meglio. Non è infatti stato sempre così. A Cechov pare che scrivere non piacesse particolarmente, e però aveva questo talento, con cui si guadagnava qualche soldo; gli facevano comodo per arrotondare nel suo difficile apprendistato come medico condotto: l’attività in cui si riconosceva, di cui era davvero orgoglioso ("ho molti amici e di conseguenza molti clienti. Una metà li curo gratis, l'altra metà mi paga cinque o tre rubli a visita"). Ma la sua non era una figura isolata, nel secolo scorso e ancora di più due secoli fa: si scriveva perché esisteva una domanda sociale di parole organizzate, strutturate. Un bisogno di senso insomma, da reperire attraverso le narrazioni.

Ora non è più così, il senso viene cercato altrove oppure è diventato ornamentale, accessorio come un optional eccentrico dell'auto; il segnalatore di cervi lungo la carreggiata, mettiamo. Ecco, lo scrittore, diversamente da quanto pensava Marianne Moore, non mostra più rospi veri dentro giardini immaginari, ma cervi a primavera in un mondo che volge all'autunno; i cervi riducono progressivamente la propria temperatura corporea, il battito cardiaco rallenta per prepararsi a un lungo inverno, dove al calare della neve scompaiono i cacciatori ma anche ogni altra cosa, tra cui i lettori.

Per questa ragione lo scrittore, in un'epoca in cui la sua opera non conta più nulla, è divenuto una figura tanto diffusa, se non addirittura universale: colui che mendica lo sguardo attraverso un cappello pieno di parole protese verso il vuoto, come viene fatto sui social network, giustamente diventati il modello di scrittura del nostro tempo. Il miraggio è quello di un lettore a caso, un like, un commento o un cuoricino, unica moneta con cui remunerare le capriole verbali dello scrittore mondo, che ha preso il posto delle opere mondo teorizzate da Franco Moretti. Una moneta, per sua natura, tendente a immediata inflazione, e così pochi minuti dopo si deve ricominciare tutto da capo. Ma nessun problema ti sussurra Mr. Zuckerberg, io ti offro un lampo nelle tenebre, tu mettici la fatica del lavoro. Un'offerta a cui sarebbe bello poter rispondere come Massimo Cacciari a Gianni De Michelis, quando gli offrì la tessera del PSI. No, grazie, sono già ricco di famiglia.

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