In quasi tutti i commenti che ho letto e ascoltato sul caso Grillo, vengono
confusi piani diversi del discorso, dunque del giudizio che diviene così
ideologico, prima ancora che improprio.
Il primo piano è quello politico: il leader di un partito di governo ha
utilizzato uno spazio solo formalmente privato (il suo blog), ma in realtà
luogo di comunicazioni pubblica per finalità del tutto personali, oltre che
delicatissime in quanto sottoposte al vaglio della magistratura, e per uno dei
reati più odiosi.
Ma in questo reato, quello di stupro di cui è accusato il figlio, e siamo
qui al secondo e diverso piano, non ci sono una presunta vittima e un presunto
carnefice, ma due vittime e due carnefici, sempre presunti oltre che
alternativi: o c'è stato stupro o non c'è stato. Ha infatti ragione Grillo nel
ricordare che se qualcuno ti accusa di violenza sessuale dopo un'orgia in cui
era consenziente, sta esercitando su di te una violenza speculare allo stupro;
uno stupro civile, potremmo chiamarlo così.
Ovviamente non sto dicendo che le cose siano andate a questo modo, né che siano comportamenti ugualmente gravi, ma che
il motivo per cui il videomessaggio di Grillo deve essere messo all'indice concerne solo al primo dei due piani in cui abbiamo provato a distinguere la
comunicazione, e per quanto la sua assoluta mancanza di attenzione umana verso
la ragazza genera quantomeno sconcerto; ciò anche se si fosse come lui sostiene
"offerta", per usare una terminologia già fortemente ipotecata da una
visione asimmetrica dei rapporti, ossia sessista.
Rimane invece la prima questione, che, per qualità formale ma non certo
degli interpreti, potrebbe essere paragonata al Papa che si affacci dalla
terrazza di San Pietro. Quindi cerchi di convincere i fedeli che quella bicicletta
su cui è stato visto pedalare il nipote: non l'ha rubata, no, ve lo giuro,
gliel'ha prestata un amico!
Ma non è davvero il caso che noi, replicando l'errore del leader
pentastellato, distribuiamo ora giudizi di colpevolezza e assoluzione, anche
quando questi siano impliciti a una ricapitolazione empatica non meno che
immaginaria dei fatti. Fermo restando lo scivolone politico del padre e la coglionaggine del figlio, come Grillo stesso, e con ottime ragioni, l'ha chiamata.
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