mercoledì 7 aprile 2021

Polvere, un collaudo sentimentale

 


Uno scrittore è una persona non più intelligente di altre, anzi è di solito un po’ stupida, almeno secondo lo scrittore Raul Montanari che, tra il serio e il faceto, così si esprimeva a riguardo dei suoi colleghi. Non che non siano bravi in ciò che fanno, ma, per scrivere, anche bene, l’intelligenza si rivela spesso una zavorra. Fanno eccezione, riporto sempre, Aldo Busi e pochissimi altri.

Per quel che ho compreso vivendo prima ancora che leggendo e scrivendo, mi sembra Montanari abbia ragione. Però uno scrittore, se non sempre cervello, possiede un corpo, con cui può fare esperienza delle cose, quindi scriverne. Credo non sia molto diverso dai collaudi a cui vengono sottoposte le automobili appena uscite dalla catena di montaggio.

Avendo più consuetudine con la scrittura che non con gli automezzi, ho così pensato di fare un collaudo verbale. Mi sono accorto che Facebook ha implementato una nuova funzione: Dating si chiama, e come si ricava dal nome serve a stabilire contatti tra quelle che un tempo si sarebbero dette anime sole, nella speranza che possano evolvere in amicizia, relazione, anche solo un caffè o una sveltina, sono in fondo cavoli loro o, meglio, nostri, già che ho deciso d'iscrivermi.

Ma poi perché continuare a nasconderci dietro a un dito, dopo più di un anno di segregazione cominciamo a essere un po’ tutti a corto di ossigeno, anche quando il saturimetro ci promuove a pieni voti. La desueta immagine di anima sola mi calza dunque a pennello: un’anima sola a cui, sotto sotto, non dispiacerebbe incontrare un’altra anima sola, con cui fare le normalissime cose che si fanno in queste circostanze. Insomma, mi sono iscritto.

La prima cosa che ti viene richiesta è inserire una fotografia, io ne ho scelta una realizzata a una festa senegalese alla moschea di Pontevico: unico viso pallido seduto in terra, come si conviene nella convivialità africana, contornato da centinaia di neri; così mi levo subito dai coglioni donne in orbace o camicia verde ho pensato, oppure aspiranti mogli di notai, manager, commercialisti, includendomi strategicamente dentro una categoria a target limitato, ma non certo di lusso. Un oggettino eccentrico di arte povera, ecco.

Bisogna quindi rispondere ad alcune domande, nessun test in cui sia richiesto acume – possono dunque cimentarsi anche gli scrittori –, roba da casting per un posto da tronista su Canale 5; tipo tre aggettivi per descriverti (curioso, inventivo, generoso, anche qui ho fatto un po’ il furbo), oppure qual è il tuo orario preferito nella giornata (le 16.20, quando, alla metà degli anni settanta, iniziava Zorro in tivù).

Compilato in una manciata di minuti il tutto, ci si affida alla propria buona stella, cominciando a scorrere i profili degli utenti di sesso opposto. Ed è qui che inizia la vertigine: si viene immediatamente convertiti in un dio greco rapace e capriccioso, che in pochissimi secondi, a volte addirittura meno di uno, con una semplice occhiata stabilisce vita morte e miracoli dell’essere umano che gli si presenta speranzoso, da inserire in una casella preformata – foto sulla battigia con posa da odalisca e labbra stette nel fare boccuccia, libro preferito The Secret, dichiarazione facoltativa di intenti: “Ciaoooo, sono una ragazza semplice e solare, amo la Nutella, Totti e i balli latino americani”, ok ti ho inquadrato mascherina, pollice verso. Avanti un'altra.

Ma la vera e profonda vertigine non è ancora questa, quanto essere sottoposti allo stesso trattamento. Se in così poco tempo io avevo potuto visualizzare centinaia di profili, e ad alcuni, senza un vero criterio se non proprio a casaccio, avevo posto come richiesto il mio segno di gradimento, lo stesso deve essere accaduto anche a me: moltitudini di donne a cui scorre davanti la mia immagine, quindi mi scrutano, giudicano, ma chi cavolo è questo adagiato in terra come un vitello, trovandomi infine indegno (se non proprio ripugnante) per sorseggiare assieme un semplice caffè. Bocciato!

Un totale screditamento dell’io – io qui, io là… – che contiene qualcosa di mistico, spirituale. Al fondo dell’abisso di Dating, a ben guardare, si dischiude infatti la consapevolezza di essere più che un vitello un criceto, un criceto tra criceti che si affanna a correre nella ruota senza arrivare da nessuna parte, figurarsi a un rapporto reale e vissuto. Un niente di niente. E ciò perché, per chi ti osserva con neutrale e consumistico distacco, non possiedi un valore di scambio adeguato, e l’unico capitale è l'immensità protesa del tuo desiderio.

In pratica, Dating, senza richiederti alcuno sforzo o compenso, ti insegna quanto viene acquisito in decenni di lambiccata pratica zen, ma che anche il cristianesimo ha saputo riassumere con mirabile formula: polvere sei, e polvere tornerai. Che è poi la condizione preliminare per diventare ciò che si è: sbarazzarsi dai cascami dell'identità sociale, la coda del pavone, la criniera del leone, riconoscendoli quale riflesso di un pettegolezzo appreso e restituito, un si dice. Polvere, sì.

Ma in attesa dell’aspirapolvere, se qualche donna di buona volontà volesse prendere quel benedetto e sempre rimandato caffè insieme, basta che mi cancelli dagli amici (Dating è attivo solo tra persone che non siano già in contatto) e poi mi cerchi nel catalogo: io sono quello bianco tra i neri, quello, un po' impolverato, che una volta era il più bello della classe, e ora non ha ancora ricevuto alcun mi piace, è questa la formula a indicare i candidati al soglio del proprio cuore. Solo la distratta compiacenza di sguardi ormai ipotecati da un fantasma, il ritorno a cavallo del vecchio principe azzurro.

Nel caso però fate in fretta, non sono certo di reggere in vetrina fino a domani: anche i criceti, prima o poi, devono scendere dalla ruota, e prendere una boccata d’aria fresca.

Nessun commento:

Posta un commento