Uno scrittore è una persona non più intelligente di altre, anzi è di solito
un po’ stupida, almeno secondo lo scrittore Raul Montanari che, tra il serio e
il faceto, così si esprimeva a riguardo dei suoi colleghi. Non che non siano
bravi in ciò che fanno, ma, per scrivere, anche bene, l’intelligenza si rivela
spesso una zavorra. Fanno eccezione, riporto sempre, Aldo Busi e pochissimi
altri.
Per quel che ho compreso vivendo prima ancora che leggendo e scrivendo, mi
sembra Montanari abbia ragione. Però uno scrittore, se non sempre cervello,
possiede un corpo, con cui può fare esperienza delle cose, quindi scriverne.
Credo non sia molto diverso dai collaudi a cui vengono sottoposte le automobili
appena uscite dalla catena di montaggio.
Avendo più consuetudine con la scrittura che non con gli automezzi, ho così
pensato di fare un collaudo verbale. Mi sono accorto che Facebook ha
implementato una nuova funzione: Dating si chiama, e come si ricava dal nome
serve a stabilire contatti tra quelle che un tempo si sarebbero dette anime sole, nella speranza che possano
evolvere in amicizia, relazione, anche solo un caffè o una sveltina, sono in
fondo cavoli loro o, meglio, nostri, già che ho deciso d'iscrivermi.
Ma poi perché continuare a nasconderci dietro a un dito, dopo più di un
anno di segregazione cominciamo a essere un po’ tutti a corto di ossigeno,
anche quando il saturimetro ci promuove a pieni voti. La desueta immagine di
anima sola mi calza dunque a pennello: un’anima sola a cui, sotto sotto, non
dispiacerebbe incontrare un’altra anima sola, con cui fare le normalissime cose
che si fanno in queste circostanze. Insomma, mi sono iscritto.
La prima cosa che ti viene richiesta è inserire una fotografia, io ne ho scelta
una realizzata a una festa senegalese alla moschea di Pontevico: unico viso
pallido seduto in terra, come si conviene nella convivialità africana,
contornato da centinaia di neri; così mi levo subito dai coglioni donne in
orbace o camicia verde ho pensato, oppure aspiranti mogli di notai, manager,
commercialisti, includendomi strategicamente dentro una categoria a target
limitato, ma non certo di lusso. Un oggettino eccentrico di arte povera, ecco.
Bisogna quindi rispondere ad alcune domande, nessun test in cui sia
richiesto acume – possono dunque cimentarsi anche gli scrittori –, roba da
casting per un posto da tronista su Canale 5; tipo tre aggettivi per
descriverti (curioso, inventivo, generoso, anche qui ho fatto un po’ il furbo),
oppure qual è il tuo orario preferito nella giornata (le 16.20, quando, alla
metà degli anni settanta, iniziava Zorro in tivù).
Compilato in una manciata di minuti il tutto, ci si affida alla propria
buona stella, cominciando a scorrere i profili degli utenti di sesso opposto.
Ed è qui che inizia la vertigine: si viene immediatamente convertiti in un dio
greco rapace e capriccioso, che in pochissimi secondi, a volte addirittura meno
di uno, con una semplice occhiata stabilisce vita morte e miracoli dell’essere
umano che gli si presenta speranzoso, da inserire in una casella preformata –
foto sulla battigia con posa da odalisca e labbra stette nel fare boccuccia,
libro preferito The Secret, dichiarazione facoltativa di intenti: “Ciaoooo,
sono una ragazza semplice e solare, amo la Nutella, Totti e i balli latino americani”, ok ti
ho inquadrato mascherina, pollice verso. Avanti un'altra.
Ma la vera e profonda vertigine non è ancora questa, quanto essere
sottoposti allo stesso trattamento. Se in così poco tempo io avevo potuto visualizzare
centinaia di profili, e ad alcuni, senza un vero criterio se non proprio a
casaccio, avevo posto come richiesto il mio segno di gradimento, lo stesso deve
essere accaduto anche a me: moltitudini di donne a cui scorre davanti la mia immagine, quindi mi scrutano, giudicano, ma
chi cavolo è questo adagiato in terra come un vitello, trovandomi infine
indegno (se non proprio ripugnante) per sorseggiare assieme un semplice caffè.
Bocciato!
Un totale screditamento dell’io – io qui, io là… – che contiene qualcosa di
mistico, spirituale. Al fondo dell’abisso di Dating, a ben guardare, si
dischiude infatti la consapevolezza di essere più che un vitello un criceto, un
criceto tra criceti che si affanna a correre nella ruota senza arrivare da
nessuna parte, figurarsi a un rapporto reale e vissuto. Un niente di niente. E
ciò perché, per chi ti osserva con neutrale e consumistico distacco, non
possiedi un valore di scambio adeguato, e l’unico capitale è l'immensità
protesa del tuo desiderio.
In pratica, Dating, senza richiederti alcuno sforzo o compenso, ti insegna
quanto viene acquisito in decenni di lambiccata pratica zen, ma che anche il
cristianesimo ha saputo riassumere con mirabile formula: polvere sei, e polvere
tornerai. Che è poi la condizione preliminare per diventare ciò che si è:
sbarazzarsi dai cascami dell'identità sociale, la coda del pavone, la criniera del leone, riconoscendoli quale riflesso di un pettegolezzo appreso e restituito, un si
dice. Polvere, sì.
Ma in attesa dell’aspirapolvere, se qualche donna di buona volontà volesse
prendere quel benedetto e sempre rimandato caffè insieme, basta che mi cancelli
dagli amici (Dating è attivo solo tra persone che non siano già in contatto) e
poi mi cerchi nel catalogo: io sono quello bianco tra i neri, quello, un po'
impolverato, che una volta era il più bello della classe, e ora non ha ancora
ricevuto alcun mi piace, è questa la formula a indicare i candidati al soglio del proprio cuore. Solo la
distratta compiacenza di sguardi ormai ipotecati da un fantasma, il ritorno a
cavallo del vecchio principe azzurro.
Nel caso però fate in fretta, non sono certo di reggere in
vetrina fino a domani: anche i criceti, prima o poi, devono scendere dalla
ruota, e prendere una boccata d’aria fresca.
Nessun commento:
Posta un commento