Alice
ed Ellen Kessler, le gemelle tedesche che sdoganarono le gambe nei varietà televisivi degli anni sessanta, aprendo la strada all'ombelico della Carrà nel decennio successivo, hanno dichiarato di
avere già disposto perché le loro ceneri vengano rimescolate con quelle della
madre. In un’altra intervista, una delle due aveva adombrato il suicidio se
fosse sopravvissuta alla sorella; insieme siamo nate, e insieme ce
ne andremo. Proprio come i Dioscuri. Particolari che mi tornano alla mente
sulla scia delle manifestazioni per la morte di Maradona: un mito, si è detto
giustamente. Un santino laico a cui si intona la trenodia neo pagana di
un’intera commossa città.
Le gemelle Kessler e Maradona sono qui a
testimoniare della sopravvivenza del mito in epoca moderna. Ma sarebbe forse
più giusto dire del suo volto solare, apollineo: la perfetta parabola delle
punizioni dell'argentino a sorvolare la barriera prima di insaccarsi nell'angolino in alto tra i pali, sono l'equivalente
sportivo del compasso formato dalle gambe delle Kessler, con cui misuravano il mondo
per conferirgli senso e misura, come viene detto dal personaggio di un film di
Truffaut. Ma esiste anche un volto oscuro del mito, in Star Wars è
rappresentato da Darth Vader; sotto la corazza si muoveva il corpo
dell’attore e culturista David
Prowse, morto proprio ieri. E sono già due miti che scompaiono a distanza di
pochi giorni.
Nelle sere di clausura che caratterizzano
questo tempo sospeso – una
terra di mezzo tra la vita e il suo doppio – sto seguendo The Boys, serie televisiva prodotta
e distribuita da Amazon. Vi sono rappresentate le vicende di un gruppo di
supereroi: laidi, corrotti, vanitosi e perversi. Gli dei sono diventati
malattie, verrebbe da dire di fronte alle bellissime storie ideate da Eric Kripke –
peccato l’abbia già detto Jung, a proposito della psicopatologia. Il compito
della psicanalisi, almeno e appunto nella sua declinazione junghiana, sarà
allora sviscerare il nucleo mitologico che cova sotto i comportamenti
quotidiani, per poterli integrare dentro una personalità compiuta.
Si può ricavare che quando un mito si
impone sugli altri dentro una singola esistenza, sono spesso pasticci. Il mito
di cui è rimasto vittima Maradona è quello del Puer Aeternus: un fanciullo non di rado dotato di
qualità semidivine (e ciò che Maradona sapeva fare con una palla al piede
davvero esorbita la sfera dell’umano), ma che pressato dal proprio talento
non riesce a diventare adulto, si dibatte negli slanci desideranti dell'infanzia, divenuti capriccio quando un dono particolare viene confuso con l’universale, fino a che non ne
viene schiacciato. Caravaggio, Mozart, Jimi Hendrix, James Dean… Sì, tutti
fanciulli eterni.
La struttura operante del mito che ha ghermito Maradona per stritolarlo in un estenuato declino psicofisico, come Laocoonte tra le spire del serpente (la cocaina è solamente il
correlativo materiale), può però anche essere manipolata con intenzione; in
questo caso abbiamo ciò che Furio Jesi, grande studioso italiano di mitologia
prematuramente scomparso, ha chiamato macchina mitologica.
L’esempio a noi più vicino è probabilmente il leader della Lega Matteo Salvini.
Nel suo obiettivo di imporsi
politicamente, Salvini si è circondato di abili consulenti che sondano gli
umori più viscerali dell’elettorato, cercando di corrispondervi con risposte
semplificate e altamente simboliche, ossia e di nuovo mitiche: baciare
pubblicamente il rosario, citofonare a presunti spacciatori, sfidare le
precauzioni sanitarie attraverso un corpo glorioso, a cui come tutte le divinità non può accadere nulla. Se i suoi spin doctor non c’hanno ancora pensato,
suggerisco un ruolo per Salvini nella terza e auspicata stagione di The
Boys, basta cucirgli addosso una mantellina verde.
Maradona e le Kessler si avviano invece
a essere imbalsamati nella teca dei rimpianti, quella leggendaria epoca
dell’oro, e degli eroi, in cui il mito era ancora un fenomeno sorgivo, non
mediato da sempre più cinici strateghi. Se una morale possiamo trarre dalle
vicende di questi giorni, è che senza miti finiremmo col corrispondere a
procedure tecniche impersonali, esatte, in ultima analisi senza vita. Ma anche
i miti, e i simboli che ne rappresentano la forma esteriore, l’involucro dorato
e a fiocchi e a sbuffi dell’uovo di Pasqua, possono nascondere una sorpresa
sgradita. Meglio dunque vagliarli con il pensiero, prima di aderirvi con
il cuore.
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