lunedì 30 novembre 2020

Mythos


Alice ed Ellen Kessler, le gemelle tedesche che sdoganarono le gambe nei varietà televisivi degli anni sessanta, aprendo la strada all'ombelico della Carrà nel decennio successivo, hanno dichiarato di avere già disposto perché le loro ceneri vengano rimescolate con quelle della madre. In un’altra intervista, una delle due aveva adombrato il suicidio se fosse sopravvissuta alla sorella; insieme siamo nate, e insieme ce ne andremo. Proprio come i Dioscuri. Particolari che mi tornano alla mente sulla scia delle manifestazioni per la morte di Maradona: un mito, si è detto giustamente. Un santino laico a cui si intona la trenodia neo pagana di un’intera commossa città.

Le gemelle Kessler e Maradona sono qui a testimoniare della sopravvivenza del mito in epoca moderna. Ma sarebbe forse più giusto dire del suo volto solare, apollineo: la perfetta parabola delle punizioni dell'argentino a sorvolare la barriera prima di insaccarsi nell'angolino in alto tra i pali, sono l'equivalente sportivo del compasso formato dalle gambe delle Kessler, con cui misuravano il mondo per conferirgli senso e misura, come viene detto dal personaggio di un film di Truffaut. Ma esiste anche un volto oscuro del mito, in Star Wars è rappresentato da Darth Vader; sotto la corazza si muoveva il corpo dell’attore e culturista David Prowse, morto proprio ieri. E sono già due miti che scompaiono a distanza di pochi giorni.

Nelle sere di clausura che caratterizzano questo tempo sospeso – una terra di mezzo tra la vita e il suo doppio – sto seguendo The Boys, serie televisiva prodotta e distribuita da Amazon. Vi sono rappresentate le vicende di un gruppo di supereroi: laidi, corrotti, vanitosi e perversi. Gli dei sono diventati malattie, verrebbe da dire di fronte alle bellissime storie ideate da Eric Kripke – peccato l’abbia già detto Jung, a proposito della psicopatologia. Il compito della psicanalisi, almeno e appunto nella sua declinazione junghiana, sarà allora sviscerare il nucleo mitologico che cova sotto i comportamenti quotidiani, per poterli integrare dentro una personalità compiuta.

Si può ricavare che quando un mito si impone sugli altri dentro una singola esistenza, sono spesso pasticci. Il mito di cui è rimasto vittima Maradona è quello del Puer Aeternus: un fanciullo non di rado dotato di qualità semidivine (e ciò che Maradona sapeva fare con una palla al piede davvero esorbita la sfera dell’umano), ma che pressato dal proprio talento non riesce a diventare adulto, si dibatte negli slanci desideranti dell'infanzia, divenuti capriccio quando un dono particolare viene confuso con l’universale, fino a che non ne viene schiacciato. Caravaggio, Mozart, Jimi Hendrix, James Dean… Sì, tutti fanciulli eterni.

La struttura operante del mito che ha ghermito Maradona per stritolarlo in un estenuato declino psicofisico, come Laocoonte tra le spire del serpente (la cocaina è solamente il correlativo materiale), può però anche essere manipolata con intenzione; in questo caso abbiamo ciò che Furio Jesi, grande studioso italiano di mitologia prematuramente scomparso, ha chiamato macchina mitologica. L’esempio a noi più vicino è probabilmente il leader della Lega Matteo Salvini.

Nel suo obiettivo di imporsi politicamente, Salvini si è circondato di abili consulenti che sondano gli umori più viscerali dell’elettorato, cercando di corrispondervi con risposte semplificate e altamente simboliche, ossia e di nuovo mitiche: baciare pubblicamente il rosario, citofonare a presunti spacciatori, sfidare le precauzioni sanitarie attraverso un corpo glorioso, a cui come tutte le divinità non può accadere nulla. Se i suoi spin doctor non c’hanno ancora pensato, suggerisco un ruolo per Salvini nella terza e auspicata stagione di The Boys, basta cucirgli addosso una mantellina verde.

Maradona e le Kessler si avviano invece a essere imbalsamati nella teca dei rimpianti, quella leggendaria epoca dell’oro, e degli eroi, in cui il mito era ancora un fenomeno sorgivo, non mediato da sempre più cinici strateghi. Se una morale possiamo trarre dalle vicende di questi giorni, è che senza miti finiremmo col corrispondere a procedure tecniche impersonali, esatte, in ultima analisi senza vita. Ma anche i miti, e i simboli che ne rappresentano la forma esteriore, l’involucro dorato e a fiocchi e a sbuffi dell’uovo di Pasqua, possono nascondere una sorpresa sgradita. Meglio dunque vagliarli con il pensiero, prima di aderirvi con il cuore.

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