venerdì 27 novembre 2020

Una valle con sei dita

 


Sono nato e ancora mi trovo in una valle tra catene orizzontali di montagne, non verticali come avviene in genere, ossia nella direzione del meridiano di Greenwich, e già questa cosa la rende anomala, simile una persona con sei dita per ciascuna mano.

Per il resto, le uniche singolarità sono rappresentate dalle donne, pare molto belle, di un paesino nella sua parte alta, frutto di un dono del Doge di Venezia: dopo le ondate di peste del 1630 e '35, duecento schiave armene furono offerte in moglie ad altrettanti artigiani del piccolo villaggio, che si erano distinti presso la Serenissima per finezza nel lavoro. Questi forse ricambiarono con qualche sacco di grano saraceno, con cui tutt’ora vengono prodotte delle particolari tagliatelle da condire con verze, coste, patate, formaggio, aglio, pepe e burro fritto – molto burro, le tagliatelle devono quasi galleggiarvi –, per la felicità di ingordi e cardiochirurghi. E questa era l’altra singolarità della valle con sei dita in cui sono nato e ancora mi trovo, altre non me ne vengono in mente.

Non un pittore eccelso, un poeta maledetto, un rapinatore famoso negli anni settanta e tantomeno un bomber che ha finito la carriera nel Frosinone, sempre più svogliato e bolso. Va be’, qualche politico democristiano e addirittura un ministro dell'Economia con l'erre moscia; che però non valgono un concorrente al Grande Fratello o un quarto posto al Festival di Sanremo, per cui il giorno successivo commentare in una piazza quasi svizzera: “L’è un di nos!”

Nell’intento di supplire a questa totale assenza di notorietà, anni fa si vociferava che la fidanzata di Elio, il cantante di Elio e le Storie Tese, fosse nata proprio qui, particolare che sembrava riscattarci da lunghi secoli di oblio; e in effetti confermo, prima stava assieme a un mio amico che si è immerso vestito nel lago di Como, dopo aver posato il portafogli semivuto e lo Swatch su una panchina. I sommazzatori hanno cercato il corpo per giorni, senza risultato (dimenticavo, nella valle in cui sono nato e ancora mi trovo c'è una strana propensione al suicidio, forse l'unico modo, o quello che abbiamo trovato, di eliminare alla radice il dito di troppo che indica l'orizzonte, ma chi ne segue la direzione trova solo recinto di montagne).

Eppure non tutti si danno per vinti – dai, la fidanzata di Elio è poca roba, parliamoci chiaro –, ci sarà pure qualcosa che ci colleghi al brusio del mondo, e se non per primeggiare almeno ratifichi l'esistenza, rendendo visibile anche la nostra carrozza nell’esausto treno d’Occidente.

Ad esempio mio padre, ogni estate mi ricorda che la Cucinotta viene a trascorrere le vacanze da queste parti, lo legge su un giornale locale le cui locandine strombazzano la clamorosa notizia per i distratti come me, sopra un occhiello a informare della solita rissa tra ubriachi in un bar – sì, proprio quella Cucinotta, Maria Grazia, quella a cui Troisi legge le poesie scritte da Neruda ne Il postino!

Ma io gli rispondo che non vale: la Cucinotta è nata a Messina nel 1968, l’anno in cui Sergio Endrigo ha vinto il Festival di Sanremo con Canzone per te; ma anche lui è di Pola, ce ne andasse bene una...

Una totale nebbia di evidenza pubblica, che sembra però diradarsi questa mattina. Leggendo i dati della Protezione Civile mi accorgo infatti di vivere nella città con il maggior numero di contagi da Covid-19, la quale, a sua volta, appartiene alla provincia con il maggior numero di contagi, e di nuovo nella regione stato continente con il maggior numero di contagi, come un'infinita matrioska che ci veda al suo cuore pulsante.

Insomma, per una volta siamo i primi in qualcosa! Devo assolutamente telefonare a mio padre per avvertirlo.

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